Dopo una giornata di tormenti, con il governo spaccato, una sola cosa è certa. Il Comitato tecnico scientifico chiede una stretta per le Feste di Natale, una zona rossa nazionale. Ma Giuseppe Conte frena, teme «proteste sociali» e per «la tenuta psicologica del Paese». Così solo nelle prossime ore si conoscerà l’entità del giro di vite. Le ipotesi sono diverse. Il fronte “rigorista” guidato da Roberto Speranza (Salute), Francesco Boccia (Regioni) e dal capodelegazione del Pd Dar o Franceschini (Cultura) spinge per un lockdown duro (con il divieto di uscire di casa) nei festivi eprefestivi. Oppure, come punto di mediazione, per una zona rossa nazionale. Nell’unoo nell’altro scenario i giorni di divieto sarebbero in tutto 12. Le date: 19-20 e 24-27 dicembre, 31dicembre-3 gennaio, 5-6 gennaio. Questo per impedire le resse nelle strade dello shopping e nei negozi nell’ultimo week-end di acquisti natalizi e poi riuscire a sventare il rischio dei pranzi e delle tombolate tra gruppi familiari non conviventi. Per le cene c’è il coprifuoco dalle 22, che però dovrebbe essere anticipato alle 18 o alle 20. Oppure, in alternativa, il lockdown o la zona rossa dal 23 o 24dicembre al 6 gennaio. Se fosse lockdown scatterebbe il divieto di uscire di casa, se sarà zona rossa chiuderanno i ristoranti e i negozi. E al momento prevale questa seconda ipotesi, visto l’orientamento del Cts. Conte, sostenuto dalla renziana Teresa Bellanova , invece preferirebbe una zona arancione nazionale nellestessedateo nello stesso periodo. In questo caso sarebberosalvi i negozi e la libertà di movimento. E a pagare il prezzo della stretta sarebbero solo bar e ristoranti. In più il premier è contrario, e be averla vinta, a far scattare la stretta il prossimo week-end che però si annuncia «come il più pericoloso, visto che sarà l’ultimo fine settimana utile per comprare i regali di Natale», come dice un ministro rigorista. La decisione verrà presa tra questa sera o domani, forse chiedendo benedizione del Parlamento visto che il Senato è chiamato a votare alcune mozioni sulla libertà di spostamento tra piccoli Comuni confinanti il 25 e 26 dicembre e gennaio. Ma se dovesse prevalere in extremis la linea del lockdown duro, nessuno potrebbe uscire di casa. Ed è questo l’obiettivo di chi, come Boccia, teme la terza ondata dell’epidemia