“ E’ una vera e propria ecatombe: non c’è settimana che, nel quartiere collinare del capoluogo partenopeo, il Vomero, zona commerciale per antonomasia, non si registri la chiusura di qualche negozio, anche in questo periodo estivo – tafuri 1afferma amareggiato Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari -. La crisi economica, in uno alla lievitazione dei costi di gestione, principalmente per i canoni di locazione, che in alcune zone, come nelle aree pedonali, ha raggiunto valori esorbitanti, ha messo in ginocchio il terziario commerciale che ha rappresentato, per oltre un secolo, la principale attività produttiva del quartiere collinare, con circa duemila esercizi commerciali, alcuni dei quali della grande distribuzione, presenti su un territorio di appena due chilometri quadrati “.

“ L’ultimo esercizio commerciale che, in questi giorni, presenta le saracinesche abbassate, dopo molti lustri di attività, dal momento che sull’insegna attualmente rimossa veniva riportata la data del 1932, oltre ottant’anni addietro, si trova nell’isola pedonale di via Scarlatti, cuore pulsante del quartiere collinare, notoriamente una delle strade più appetibili, dal punto di vista commerciale, del capoluogo partenopeo – prosegue Capodanno -. Ma non è l’unico: in un raggio di poche centinaia di metri molti altri sono definitivamente scomparsi, sostituiti per lo più da attività del fast food, bar e gelaterie “.

“ Purtroppo – continua amareggiato Capodanno – se si va avanti di questo passo, senza alcun intervento da parte della Regione Campania e del Comune di Napoli, al Vomero potrebbero essere ancora tanti i negozi che potrebbero a breve scomparire. E, come dimostrano i fatti, per risollevare la grave situazione che si è determinata nel settore, non bastano iniziative effimere, della durata di una notte. Occorrono interventi più incisi e continuativi “.

“ Occorrerebbero iniziative concrete per supportare economicamente le attività in difficoltà – stigmatizza Capodanno -. Invece tutto tace. Solo per esemplificare, anche la legge regionale n. 11 del 10 marzo 2014 per la “valorizzazione dei locali, dei negozi, delle botteghe d’arte e degli antichi mestieri a rilevanza storica e delle imprese storiche ultracentenarie”, approvata dal Consiglio regionale della Campania, non ha ancora trovato la sua piena attuazione, dal momento che occorrerebbe innanzitutto procedere al censimento di tutte, e non solo di alcune delle attività che potrebbero fruire dei benefici previsti nella normativa varata “.

“ Bisogna fare presto e bene – conclude Capodanno -. Anche perché, perdurando il ritmo di chiusure di esercizi commerciali registrate negli ultimi tempi, potrebbe tra l’altro sempre più assottigliarsi il numero di aziende con requisiti tali da poter attingere alle provvidenze previste. Laddove, invece, in altre Regioni italiane, come il Piemonte, la Lombardia ed il Lazio, la normativa che istituisce le botteghe storiche, in vigore da lustri, ha potuto contribuire a salvare tante attività commerciali ed artigianali, che, altrimenti, avrebbero rischiato di scomparire dal tessuto commerciale “.tafuri 1

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