Le regole ci sono. L’Inps si occuperà anche delle assenze per malattia dei dipendenti pubblici, è una questione di giorni. Il primo settembre si formalizzerà il passaggio di consegne dalle Asl, finora attive nella Pubblica amministrazione, all’istituto con la creazione di un “Polo unico” della medicina fiscale così come previsto dalla riforma Madia. Mancano alcuni passaggi, come l’armonizzazione degli orari di controllo tra pubblico e privato, ma anche per questo bisognerà aspettare poco. Sulle visite fiscali, insomma, le novità non sono poche. A cominciare dal fatto che i controlli potranno anche essere «reiterati», ossia il medico durante una malattia di più giorni potrà recarsi anche più volte a fare visita al lavoratore. E poi potranno essere «selettivi», per verificare che chi si assenta magari ogni weekend o lunedì, sia malato per davvero.
Due documenti hanno dato il via all’operazione: la ministra Marianna Madia, con un atto di indirizzo, ha dettato le linee generali, mentre l’Inps stesso, per la prima fase definita di «sperimentazione», ha ufficializzato l’entrata in vigore della riforma con un atto firmato dalla direttrice generale, Gabriella Di Michele. La decisione di affidare all’Inps la competenza «esclusiva» sugli accertamenti era maturata all’indomani del famigerato capodanno dei Vigili romani. Era la notte a cavallo tra il 2014 e il 2015 e subito scoppiò la polemica sull’assenteismo di massa: si registrarono l’83,5% di “assenze dell’ultima ora”. Le motivazioni? Malattia e donazione del sangue. Ora si parte ma l’Inps non manca di sottolineare alcune criticità, lamentando come in alcune aree territoriali la carenza di medici disponibili appare particolarmente «rilevante».
Non a caso nell’atto di indirizzo sul Polo unico, si punta, come emerso nelle scorse settimane, a una «migliore distribuzione e copertura territoriale degli accertamenti». Come incentivo alle visite, Madia ha anche aperto alla possibilità di riconoscere dei premi ai dottori, in base al numero degli accertamenti accumulati, in modo da migliorare l’intensità e l’ampiezza dei controlli.
Insomma per centrare l’obiettivo, i medici verranno incentivati a svolgere il maggior numero di visite: ci sarà uno stipendio base a cui si aggiungerà una «maggiorazione», ossia un aumento del compenso, a seconda del numero di visite domiciliari e ambulatoriali svolte mensilmente. Aumentando il numero di accertamenti migliorerà – sostiene il ministero – anche la loro distribuzione. In sostanza, il nuovo meccanismo garantirà una copertura più ampia, arrivando anche in quelle zone d’Italia finora poco battute. Se da una parte le regole della Funzione pubblica e dell’Inps ci sono, dall’altra si attende il decreto del ministero del Lavoro che dovrà “armonizzare” le regole nel settore pubblico e in quello privato. In ballo ci sono anche le fasce orarie di reperibilità. In questa prima fase nella dovrebbe essere modificato: sette ore per la Pa (dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18) e quattro per i privati (dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19). Ma il presidente dell’Inps Tito Boeri di recente è tornato a sostenere l’aumento a sette ore per tutti. Il documento dell’Inps che circol prevede anche che i controlli potranno essere decisi anche «d’ufficio», dallo stesso Istituto. Se il lavoratore malato non si fa trovare a casa si procederà con l’invito a visita ambulatoriale, anche per gli statali. E questo al fine di «valutare soltanto» lo «stato morboso». Tutto ciò ha ovviamente un costo e per il 2017 le risorse a disposizione sono pari a 17 milioni di euro (due in più del previsto) ma sforata la cifra il cervellone informatico dell’Inps bloccherà le richieste di controllo.