«Mi sono sentito improvvisamente bene, come se non fosse successo nulla. Così mi sono alzato dal mio letto e ho iniziato ad aiutare gli altri pazienti». È con queste parole che Jean Emile Rasolofo racconta la sua “miracolosa guarigione”, episodio cui si deve la canonizzazione di don Giustino. Un percorso lungo, raccontato ieri mattina presso l‘antisala dei Baroni nel complesso monumentale di Castel Nuovo durante la conferenza stampa cui hanno preso parte padre Salvatore Musella, presidente della Commissione della canonizzazione; padre Giacomo Capraro, postulatore della causa di canonizzazione del Beato Giustino Russolillo; padre Antonio Rafael do Nascimento, Superiore Generale della Società Divine Vocazioni; suor Chiara Stella Vitale, madre generale della Congregazione delle Suore delle divine vocazioni; padre Ciro M. Sarnataro, Vicario Generale della Società Divine Vocazioni; e suor Teresa Soria, presidente della Commissione comunicazione e pubblicità per la canonizzazione. Patrocinata dalla Regione Campania e dal Comune di Napoli, l’iniziativa ha messo in ordine i numerosi passaggi che dopo la beatificazione, avvenuta il 7 maggio del 2011 a Pianura, quartiere della IX Municipalità che ha dato i natali all’apostolo delle vocazioni, hanno portato alla canonizzazione. «È grazie alla sua opera e a come è stata comunicata, che oggi don Giustino è conosciuto in 18 Paesi sparsi nei 5 continenti», ha dichiarato suor Teresa Soria, tanto da diventare «Santo della Santità, una figura carismatica capace di trascinare la comunità, pur senza allontanarsi mai dalla sua Pianura», un ritratto dinamico quello tracciato dal Superiore Generale, «non imprigionato nelle bacheche, sempre operoso, capace di lasciare il segno sia in quanti lo hanno conosciuto, come nelle molte persone affascinate dal suo carisma pur senza averlo mai conosciuto». Una spiritualità sentita fortemente oggi come ieri, quella descritta da don Ciro Sarnataro, e di cui è bene «ringraziare -sottolinea la Madre Generale-. Perché dopo 1700 anni abbiamo un nuovo Santo». Nato a Pianura, terzo di 10 figli, ordinato sacerdote il 20 settembre del 1913 nella cattedrale di Pozzuoli, nell’ottobre del 1920 iniziò la fondazione della Congregazione religiosa dei Vocazionisti dedita ad aiutare i giovani – specialmente tra i meno abbienti – a rispondere alla propria vocazione nella vita; l’anno successivo fondò le Suore Vocazioniste, con il compito di essere “madri delle vocazioni”. Si spense a Pianura il 2 agosto 1955. «Papa Giovanni Paolo II lo dichiarò Venerabile il 18 dicembre del 1997, mentre il 7 maggio del 2011 fu dichiarato Beato da Papa Benedetto XVI. Il 3 maggio di quest’anno giunge la notizia del parere favorevole di cardinali e vescovi alla canonizzazione durante il concistoro convocato da Papa Francesco». Questa la brevissima ricostruzione della vita di don Giustino e delle tappe fondamentali che hanno portato alla sua canonizzazione a cura di Claudio Ciotola, avvocato e docente universitario di diritto dell’informazione nonché giornalista e responsabile del comitato istituito per la comunicazione, di cui fanno parte Ciro Biondi, Martina Chiaiese, Antonio Di Maio, Rosaria Morra, Fabiana Musolino, Mario Orlando, Gianni Palmers, Luigi Panico, Don Ciro Sarnataro e Suor Teresa Soria. «Quando il giovane vocazionista originario del Madagascar viene colto da malore e sviene entrando in coma irreversibile con la richiesta da parte dei medici della donazione degli organi, la comunità vocazionista e i fedeli si stringono in preghiera intorno al giovane confratello che, sfiorato in rianimazione a Pozzuoli dalla reliquia di don Giustino Maria Russolillo, miracolosamente, si sveglia sentendo “qualcosa sulla testa” -ripercorre don Giacomo Capraro-. La cautela che la Chiesa ha in questi casi rende il percorso di canonizzazione estremamente lungo, ma consente anche di accreditare in modo inoppugnabile la Santità della figura. Adesso aspettiamo solo la data per celebrare degnamente questo momento». I vocazionisti, i pianuresi e tutti i fedeli si sono già mobilitati per la realizzazione di un «evento significativo all’indomani della canonizzazione -ha detto don Salvatore Musella-, una messa di ringraziamento proprio dove ci sono le reliquie, nel pieno rispetto delle norme anticontagio». Una grande opportunità per il mondo ecclesiastico, così come per un territorio finalmente riscattato da un uomo il cui messaggio evangelico “fatti Santo” diventa oggi prezioso invito.
A cura di Rosaria Morra