Spiaggia ibera Una su due è “off limits”in un celebre ritornello degli Anni 80. Oggi bisognerebbe aggiungere «per chi se lo può permettere». Uno dei simboli della bella stagione italiana, la cosiddetta «spiaggia libera», in molte zone del nostro Paese è infatti un lontano ricordo. A spiegare le motivazioni di questa lenta ma graduale sparizione è il Rapporto spiagge di Legambiente. Le ragioni sono principalmente tré: la crescita in questi anni delle concessioni balneari, che arrivano a toccare quota 12.166 (con un aumento del 12,5% in 3 anni), l’incremento dell’erosione costiera, che oggi riguarda circa il 46% delle coste sabbiose, e l’inquinamento delle acque, che tocca il 7,2% della costa sabbiosa interdetto alla balneazione. Complessivamente lo studio stima che meno di metà delle spiagge del Paese sia liberamente accessibile e fruibile per fare un tuffo in mare (perché il 43% ospita stabilimenti balneari e il 7,2% non è balneabile perché inquinata), arrivando a raggiungere dei record in alcune regioni: in Liguria, Emilia-Romagna e Campania quasi il 70 % delle spiagge è occupato da stabilimenti balneari. «Questo accade perché mancano indicazioni nazionali di occupazione massima di spiagge in concessione spiega Sebastiano Venneri, responsabile
territorio e innovazione di Legambiente -. Il dato inquietante è che in alcuni territori si arriva quasi al 100% ed è un fenomeno che sta crescendo: in Sicilia solo negli ultimi 4 anni sono state date 200 nuove concessioni». Le normative che regolano la percentuale di spiaggia libera da mantenere sul proprio territorio «sono regionali e spesso vengono disattese, in maniera a volte éclatante prosegue Venneri -. In Liguria la legge prevede il 40% di aree balneabili libere ma se non viene applicata non è prevista nessuna sanzione. In Sicilia, Basilicata, Toscana, Veneto e Friuli non c’è una norma che regoli una quota minima per la spiaggia libera”. Sulla questione delle concessioni è intervenuto il Decreto Concorrenza, che fissa dei paletti: «Le concessioni per gli stabilimenti dovranno essere date a valle di una procedura trasparente e non, come accaduto negli ultimi 20 anni, a colpi di proroghe spiega. Il problema è che questa legge ha bisogno di decreti attuativi che dovranno essere fatti dal prossimo governo». Le spiagge però se le sta portando via anche il mare: in 50 anni sono spariti 40 milioni di metri quadrati di spiagge.
