Sorrentino con E’ stata la mano di Dio sbanca a Venezia. Il film in concorso alla Mostra del cinema
ha avuto lunghi applausi e riscosso grande interesse con sale
piene in tutte le proiezioni. La seconda giornata del festival e’
stata tra le piu’ intense con altri due film molto attesi in
concorso, entrambi elogiati dalla critica e con ovazioni in
sala: il ritorno al cinema di Paul Schrader con Il collezionista
di carte con Oscar Isaac e di Jane Campion con The Power of the
Dog con Benedict Cumberbatch, due autori affermati che mancavano
da un bel po’ e che sono tornati a convincere la platea.
Dopo l’apoteosi di ieri, con l’appello al presidente della
Repubblica Sergio Mattarella a proseguire ancora nella carica e
l’elegia innamorata alla moglie Nicoletta Braschi, per il Leone
d’oro alla carriera Roberto Benigni e’ stato il giorno della
masterclass, un appuntamento generoso dedicato piu’ che a
raccontare se stesso a lodare gli altri, a ricordare i registi
che lo hanno segnato a cominciare da Federico Fellini (“ah, se
solo potessi raccontare una scintilla di quell’incendio d’uomo
che era Fellini. Ho goduto della sua arte”). Benigni ha fatto
capire di non avere progetti cinematografici, di essere alla
ricerca di idee che lo convincano, “invece comincio a scrivere e
poi mi fermo e non vado avanti”. Sollecitato dalle domande di
giovani aspiranti attori ha detto: “Se non avessi fatto l’attore
sarei stato un bel pretino di campagna ma ho sentito presto una
vocazione, il desiderio di raccontare, inarrestabile”. E sulla
recitazione: “Non c’e’ a mio parere consiglio piu’ sbagliato di
dire ad un attore di essere se stesso: recitare non e’ essere
spontanei, ne’ essere se stessi, e’ un luogo comune che non
significa niente perche’ il nostro e’ un lavoro di falsita’ , ma
certo bisogna seguire il proprio fuoco e non mettere a tacere le
emozioni, quello si’ , non reprimerle ma lasciarle andare,
sfogare”.
E’ stata la mano di Dio, il film di Paolo Sorrentino
dichiaratamente personale, intimo, autobiografico in cui
ripercorre la sua adolescenza a Napoli di tanto amore e
altrettanto dolore con la perdita dei genitori a 16 anni, e’
diverso da tutti i suoi precedenti. “Ero qui a Venezia 20 anni
fa con il mio primo film, L’uomo in piu’ , interpretato da Toni
Servillo (che qui invece interpreta suo padre (ndr), mi piace
pensare che questo sia un nuovo inizio”, ha detto il regista
all’ANSA. Un film in cui con grande coraggio fa i conti con il
suo passato, segnato appunto da quella tragedia dopo la quale
capi’ meglio cosa voleva fare da grande, ossia il cinema e
trasferirsi a Roma. “Mi sono deciso ora – ha proseguito il
premio Oscar per La Grande Bellezza – forse perche’ ho l’eta’
giusta, quella in cui si fanno i bilanci, ho fatto 50 anni, e
tutto quell’amore vissuto e tutto quel dolore potevano essere
declinati in un racconto cinematografico, mi sono sentito
insomma abbastanza grande o maturo per affrontarlo. Da anni
tenevo con il passato un monologo interiore, bloccavo i ricordi,
il film, certo, e’ un tentativo di liberarsi, se sara’ riuscito lo
scopriro’ con il tempo”. “Ci sono i pianti ma anche tante
risate” ha sottolineato Toni Servillo che a Venezia 78 e’
protagonista anche di Qui rido io di Mario Martone e di
Ariaferma di Leonardo Di Costanzo accanto a Silvio Orlando. Il
titolo del film cita la famosa mitica frase di Maradona per
giustificarsi del gol argentino all’Inghilterra ai Mondiali ’86
: “E’ una bellissima, emblematica metafora. E’ un titolo che si
riferisce al caso o al divino, io credo nel potere semi divino
di Maradona”, ha detto Sorrentino che da ragazzo proprio per
vedere la partita del Napoli a Empoli non segui’ i suoi genitori
nell’abituale weekend in montagna a Roccaraso in cui morirono
per una fuga di gas. Il film uscira’ in cinema selezionati in
Italia il 24 novembre e su Netflix il 15 dicembre 2021.
Ed e’ Netflix anche The Power of the dog, il western della
neozelandese Jane Campion, Palma d’oro per Lezioni di piano che
le valse anche l’Oscar per la sceneggiatura: ambientato nel
Montana nel 1925 e’ un western ricco di tensioni emotive, un
thriller, che mette in scena la rivalita’ tra due fratelli, il
tormentato misogino macho Phil (il dottor Strange Benedict
Cumberbatch) e il debole George (Jesse Plemons) che si scatena
quando quest’ultimo sposa la vedova Rose (Kirsten Dunst) e porta
a casa il figlio ambiguo (l’emergente Kodi Smit-McPhee). Un film
in cui la Campion esplora il maschile “non ho guardato al genere
– ha detto – e’ una storia d’epoca. Oggi e’ diverso, le donne se
hanno una possibilita’ nessuno le ferma e oggi hanno piu’ sostegno
anche dagli uomini”.
E poi il film di Paul Schrader, Il collezionista di carte
(nelle sale con Lucky Red da domani 3 settembre) con una
sceneggiatura che funziona ad orologeria (del resto e’ l’autore
delle sceneggiature di Taxi Driver e Toro Scatenato di Martin
Scorsese qui produttore del film). Oscar Isaac (fantastico
attore con altri due film qui a Venezia 78) e’ un reduce di Abu
Ghraib, segnato dalle violenze indicibili costretto ad
infliggere, si guadagna ora la vita giocando a black jack ma
quel passato torna a condizionarlo quando il figlio di un
commilitone (l’emergente Tye Sheridan) lo cerca con il desiderio
di vendicare il padre suicida.