Sono cominciate, ma ‘in ordine sparso’ nelle diverse Regioni, le vaccinazioni anti-Covid dei
pazienti fragili, ovvero con particolari condizioni di salute
che giustificano un accesso prioritario all’immunizzazione. Ad
averne diritto dovrebbero essere innanzitutto i circa 160mila
pazienti oncologici in tutta Italia. E il problema riguarda, a
seconda della gravita’ , anche altri tipi di pazienti cronici,
come i malati rari, quelli reumatologici e quelli con patologie
del sistema immunitario, ora alle prese con il ‘caos codice’.
Oltre 14 milioni di persone in Italia convivono con una
patologia cronica e di questi 8,4 milioni sono ultra 65enni. Per
loro il Covid-19 e’ molto piu’ rischioso che per altri e per
questo avranno una corsia preferenziale nel piano vaccinale. Ma
i pazienti in cura per tumore, in particolare, sono tra quelli
definiti “estremamente fragili”, perche’ in trattamento con
farmaci che comportano immunosoppressione. “La loro vaccinazione
– spiega il presidente dell’Associazione italiana oncologia
medica (Aiom), Giordano Beretta – e’ stata avviata in alcune
Regioni. Credo che entro marzo le vaccinazioni dovrebbero essere
a regime su tutto il territorio. I tempi per concludere
l’immunizzazione di questi malati dovrebbero essere rapidi,
poiche’ vengono vaccinati negli stessi ospedali dove sono
abitualmente seguiti”. Ma dal punto organizzativo “l’ideale,
oltre che necessario, sarebbe avere una regia unica nazionale
sulla Sanita’ “. Sotto il peso del taglio delle forniture e delle
difficolta’ di somministrazione, infatti, ad oggi la situazione
e’ piu’ che mai diversificata da regione a regione. “Le
segnalazioni che ci arrivano dalle nostre associazioni –
conferma Elisabetta Iannelli, segretario generale della
Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia
(Favo) – indicano che le vaccinazioni per chi ha un tumore sono
state avviate solo in pochissime regioni, con differenze non
accettabili. Queste persone devono avere la priorita’ perche’ sono
estremamente vulnerabili e corrono gravi rischi se contagiati
dal Covid-19. Serve un monitoraggio”. Per richiamare
l’attenzione su questa situazione a macchia di leopardo, Favo ha
scritto pochi giorni fa al ministro per gli Affari regionali e
le autonomie, Mariastella Gelmini. “Alcune regioni, come il
Lazio e la Toscana, hanno iniziato gia’ , in altre si sono mossi i
singoli istituti oncologici che hanno iniziato a vaccinare i
loro malati in trattamento. In altre regioni ancora, non se ne
parla affatto”.
Un’altra “fortissima criticita’ ” nella vaccinazione
anti-Covid delle persone fragili riguarda l’identificazione da
parte delle Regioni della categoria di soggetti vulnerabili
rientrante nell’Area di Patologia ‘Malattie autoimmuni –
immunodeficienze primitive’. “Per le vaccinazioni dei malati
reumatologici, immunologici e rari vanno previsti codici delle
patologie uguali in tutte le regioni per indicare i pazienti
estremamente vulnerabili”, questa la richiesta che arriva da 22
associazioni di pazienti e contenuta in una lettera inviata ai
vertici delle istituzioni sanitarie italiane. Bisogna cioe’
evitare, spiega il coordinamento, che si creino “assurde
disomogeneita’ a livello regionale per l’ambiguita’ applicativa di
un concetto ampio come quello di ‘malattie autoimmuni’,
all’interno del quale rientrano oltre 120 patologie”.