Nuove speranze per la cura del tumore alla prostate nei casi piu’ ‘difficili’ e ad alto rischio, in cui cioe’ il paziente presenta metastasi gia’ alla diagnosi: in un trattamento ‘chemio-free’, l’aggiunta della molecola abiraterone al trattamento ormonale standard ha dimostrato di diminuire il rischio di morte del 38%. Lo evidenzia lo studio di fase 3 LATITUDE, effettuato su 1.200 uomini e presentato oggi durante la sessione plenaria del congresso della Societa’ americana di oncologia clinica (Asco). Lo studio ha anche mostrato che abiraterone ha piu’ che raddoppiato il tempo medio intercorso prima della progressione del tumore, da 14.8 a 33 mesi. “Per gli uomini che ricevono una diagnosi di cancro alla prostata in fase avanzata, questo rappresenta un’evoluzione di trattamento, un nuovo efficace approccio. Dalla chemioterapia a abiraterone – e’ il commento di Sumanta Kumar Pal, ASCO Expert -. E’ una buona notizia per questi pazienti, poiche’ trattare la malattia con abiraterone puo’ significare vivere piu’ a lungo con
un ridotto impatto di effetti collaterali”. Per Karim Fizazi Capo del Department of Cancer Medicine presso Gustave Roussy, University Paris-Sud, “il risultato terapeutico che abbiamo osservato in questo studio, dato dall’uso precoce di abiraterone e’ comparabile a quello della chemioterapia. La differenza e’ che
abiraterone e’ molto piu’ tollerabile, tanto che molti pazienti
non riportano nessun effetto collaterale”. I dati sono stati
anche selezionati per “Best of ASCO” Meetings, come risultati
scientifici piu’ innovativi e a maggior impatto per i malati.
Insomma, rileva Giuseppe Procopio, responsabile oncologia
genitourinatria all’Istituto nazionale tumori di Milano,
“possiamo dire che il risultato, trattandosi di un trattamento
semplice per il paziente piu’ difficile, apre nuovi orizzonti per
circa 3500 pazienti ityaliani l-anno piu’ ‘difficili’, non solo
per l’efficacia osservata ma anche per la qualita’ di vita che
puo’ offrire”. La disponibilita’ di questi dati “offrira’ la
possibilita’ di selezionare il trattamento piu’ appropriato per
diverse tipologia di pazienti”, commenta Sergio Bracarda,
direttore del dipartimento oncologico dell’Azienda USL-Ospedale
di Arezzo.