C’era una volta il “sogno americano”, fatto di prosperità, d’uguaglianza, d’intelligenza quasi sempre premiata di là del colore della pelle e della nazionalità. Certo, il razzismo e la violenza brutale allignavano pure là. Il paradiso terrestre non esiste, ma l’immagine complessiva dell’America era di speranza e d’opportunità per tutti.
Al sogno è subentrato l’incubo Donald Trump che pensa di mettere l’interesse degli Stati Uniti davanti a qualsiasi altra cosa: “Che il mondo prenda nota, da oggi l’America metterà il suo interesse davanti a qualunque altra cosa”. “America First”, insomma, sempre e comunque.
Non è che i suoi predecessori fossero soggetti che non avessero a cuore gl’interessi dell’America. Anzi, era proprio l’incontrario. Un Paese leader che nel bene e nel male doveva essere il punto di riferimento di un bel pezzo d’umanità. “Gendarme del mondo”? Anche. Ma su principi dove la democrazia era alla base di tutto. Non è che errori di presunzione – ma anche per interesse economico – questa grande nazione non ne abbia commessi. Pensare che abbattere le dittature fosse di per sé la condizione necessaria e soprattutto automatica per la nascita di regimi democratici è stato un sbaglio di quelli grossi. Il mondo intero sta pagando questa semplificazione. Insomma, la democrazia è una gran bella parola ma una cosa è invocarla, un’altra realizzarla. Diciamo che l’America con le inevitabili contraddizioni è stata una realtà, un punto di riferimento per tutti quei Paesi che abborrivano i regimi dittatoriali e puntavano al consolidamento di valori quali la libertà, di pensiero e d’azione; l’uguaglianza dei diritti, tra donne e uomini, tra neri e bianchi.
Il miliardario-presidente Trump con il suo carattere egocentrico e con la sua impulsività può diventare un pericolo prima per la sua terra eppoi per il mondo. Dice di lui David Gergen, che è stato consigliere alla Casa Bianca con Nixon, Ford, Reagan e Clinton: “Se il presidente non riflette seriamente e non si calma, se non tiene sotto controllo i suoi istinti e il suo carattere irascibile, trovando un modo per gestire il proprio narcisismo… potrebbero accadere delle cose pericolose”. E, certo, non può contare sulla squadra di governo che ha messo su per avere qualcuno che lo porti alla resipiscenza.
Per lui, “The Donald”, probabilmente è stata una fortuna l’aver dovuto licenziare Mike Flynn, Consigliere per la Sicurezza nazionale. “Una variabile impazzita, un complottista, un uomo colmo di rabbia e desiderio di vendetta…” l’aveva definito David Gergen. Flynn, l’ex generale già esonerato da Barack Obama, è accusato di aver tramato con l’ambasciatore russo durante la campagna elettorale e, in seguito, mentito sui suoi rapporti con Mosca. Ma su chi può contare “The President” per farlo ragionare di testa e non di pancia? Pare che ci riesca il genero Jared Kushner, il marito di Ivanka sposata nel 2009, dai modi gentili e con una grande abilità nella mediazione, anche con la stampa. C’è chi lo definisce una vera “forza calmante” . E proprio in questa fase Jared avrà tanto da lavorare sul suocero. Le provocazioni nucleari del dittatore trentatreenne della Corea del Nord Kim Jong-un continuano e Trump non intende stare a guardare. “Se la Cina non risolverà il problema, lo faremo noi. Da soli”, averte Trump che il prossimo 6 e 7 aprile s’incontrerà con il presidente cinese Xi Jinping.
Che si diranno Trump e Xi Jinping nel loro prossimo incontro? Sicuramente si parlerà dei progressi di Pyongyang nello sviluppo di missili e armi nucleari, ma anche di commercio. 347 miliardi di dollari ammonta il deficit commerciale con la Cina su un totale di 500 miliardi, anche se il presidente americano sostiene che il passivo sia di ben 800 miliardi di dollari. Insomma, Trump ha bisogno di risultati da poter tyttare ai suoi seguaci e fino ad oggi, al di là degli sforzi compiuti, poca acqua è arrivata al suo mulino.
Il “sogno americano” pare si sia spostato in Cina. E’ il leader cinese Xi Jinping che parla della necessità di una globalizzazione più inclusiva e difende con forza il libero scambio. E, sempre lui, sostiene con determinazione l’accordo internazionale sul cambiamento climatico firmato da Obama e che Trump non ha intenzione di appoggiare. Come cambia il mondo!
di Elia Fiorillo