Nola. Ogni fascicolo un particolare, ogni caso un paradosso. Le anomalie riscontrate hanno confermato i racconti di chi ha denunciato, di periti ed avvocati costretti a soccombere in giudizi tanto paradossali quanto sfrontati. In sentenze mai ispirate alla verità ma all’avidità. In decisioni talvolta dettate addirittura dall’amore e dal sesso. Giudici di pace corrotti dunque non solo dai regali ma anche dal fascino di qualche avvenente avvocatessa. Gli episodi sotto inchiesta? Davvero tanti. Qualcuno lo racconta proprio uno dei professionisti che ha deciso di interrompere i soprusi denunciando nefandezze e malcostume alla procura. Lui si chiama Vincenzo Marsilia, perito di compagnie assicurative. «Tutto è nato – spiega – dal consulente corrotto di un giudice di pace. Ha liquidato 5.900 euro di danni ad una macchina che ne valeva soltanto 600». La goccia. Come quella che chiama in causa un altro tecnico di un altro giudice che a distanza di un anno riceve due incarichi: l’auto incidentata è la stessa e fin qui potrebbe ancora essere tutto normale. Al massimo si potrebbe dar la colpa alla sfortuna. Ciò che invece normale proprio non è sono le foto scattate nello stesso luogo e da un’identica angolazione. Anche i dettagli sono uguali: un foglio bianco sotto una ruota ed un furgone giallo sullo sfondo. Eppure il giudice non se accorge e liquida il danno. Due volte. Stesso discorso per un’altra macchina .Questa volta per farle sembrare diverse si invertono i numeri delle targhe ed il gioco è fatto.
E poi c’è il tipo che dichiara di essere stato tamponato da una Mitsubishi e vuole essere risarcito. Il giudice nomina un consulente tecnico al quale chiede di procedere nella ricostruzione del sinistro e di quantificare il danno subito dalla parte lesa. Il perito della compagnia assicurativa chiamata in causa fa notare, e documenta, che la macchina ha già subito un incidente un anno prima e che i danni lamentati sono sempre gli stessi ma non sortisce alcun effetto e la compagnia viene condannata al pagamento. La storia si ripete. Questa volta a San Vitaliano, in provincia di Napoli. La signora proprietaria di una Ford sostiene di essere stata tamponata da una Punto e di esser finita a sua volta contro un altro veicolo. Primo fatto strano: i due automobilisti tamponati sono patrocinati dallo stesso avvocato. Secondo fatto strano: si richiede una perizia diretta ma le auto non sono mai disponibili e bisogna accontentarsi delle foto dalle quali emerge chiaramente che i segni lasciati dal presunto scontro non sono compatibili con un tamponamento. Una presenta un segno orizzontale e l’altra addirittura tracce di un impatto tipico di chi si va a schiantare contro un palo. Il consulente del giudice di pace però non rileva nulla e tutto procede come deve. Copione collaudato. L’ultima volta è stato messo in scena ieri. Lo riferisce sempre Marsilia che oggi denuncerà anche questo: «Ieri un avvocato ha incardinato due cause per lo stesso sinistro già pagato per 5mila euro nel 2012 da una compagnia assicurativa. Due giudici di pace diversi che hanno nominato due consulenti diversi. Non sapevo, la mia compagnia assicurativa mi ha inviato due volte a presentarmi. Sul posto ho incontrato lo stesso avvocato e ho mangiato la foglia».