Con i continui ritardi infrastrutturali, i treni poco frequenti, le linee a binario unico, la lentezza nella riattivazione delle linee ferroviarie interrotte, chiuse e dismesse, e le risorse economiche inadeguate, resta indietro il trasporto su ferro dell’Italia in Europa. La ‘cura del ferro’ e’ lenta, nonostante timidi miglioramenti, e a pagarne lo scotto e’ ancora il sud Italia. Il rapporto ‘Pendolaria 2023′ di Legambiente sottolinea che nel Mezzogiorno circolano meno treni, piu’ vecchi – con un’eta’ media di 18,5 anni, in calo rispetto a 19,2 del 2020 ma piu’ elevata degli 11,9 di quelli del nord – e su linee in larga
parte a binario unico e non elettrificate. In Sicilia, le corse
dei treni regionali sono ogni giorno 506 contro le 2.173 della
Lombardia, dove la popolazione e’ pari al doppio dei siciliani.
La ‘cura del ferro’ deve essere “una priorita’ per il governo
Meloni, prevedendo 2 miliardi di euro all’anno fino al 2030,
recuperabili dal bilancio dello Stato specialmente all’interno
del vasto elenco di sussidi alle fonti fossili”, osserva
l’associazione del cigno verde. “Bisogna smetterla di rincorrere
inutili opere come il Ponte sullo Stretto di Messina” dice il
presidente di Legambiente Stefano Ciafani che al ministro delle
Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, chiede di
dedicare ai pendolari “almeno la stessa attenzione che ha messo
in questi mesi per il rilancio dei cantieri delle grandi opere”.
Il ponte sullo Stretto, replica il deputato Domenico Furgiuele,
vicecapogruppo della Lega e segretario della Commissione
Trasporti, “e’ una delle opere piu’ ecologiche ponderate negli
ultimi trent’anni e fondamentale per il completamento della rete
Ten-T, corridoio scandinavo mediterraneo” mentre la senatrice
calabrese della Lega Tilde Minasi, rileva che dopo “anni di
chiacchiere” con l’arrivo al Mit di Salvini il vento e’
cambiato”, ed elenca bandi in tempi record per sbloccare opere
strategiche, investimenti nel trasporto pubblico, un piano per
le stazioni e “il progetto del Ponte sullo Stretto, che resta
una priorita’ affinche’ l’Italia non viaggi piu’ a due velocita’ “.
Dal 2010 al 2020 “sono stati fatti piu’ investimenti sulle
infrastrutture per il trasporto su gomma che su ferro” dice
Legambiente che richiama i dati del Conto nazionale trasporti
secondo cui sono stati realizzati 310 km di autostrade, piu’
migliaia di chilometri di strade nazionali, a fronte di 91
chilometri di metropolitane e 63 km di tranvie. Eppure “l’Italia
ha bisogno di aumentare sensibilmente i passeggeri in metro e in
treno, se vuole migliorare anche la qualita’ dell’aria e ridurre
le emissioni di Co2 come previsto dall’Accordo di Parigi”, visto
che il settore e’ responsabile di oltre un quarto delle emissioni
italiane che, in valore assoluto, sono addirittura cresciute
rispetto al 1990.
Nella classifica delle 10 linee peggiori d’Italia, ci sono
nord e sud: le ex linee Circumvesuviane, la Roma-Lido e Roma
Nord-Viterbo, la Catania-Caltagirone-Gela, poi Milano-Mortara,
Verona-Rovigo e Rovigo-Chioggia, Genova-Acqui-Asti,
Novara-Biella-Santhia’ , Trento-Bassano Del Grappa,
Portomaggiore-Bologna. Per la ong gli assi prioritari su cui
intervenire sono: Napoli-Reggio Calabria, Taranto-Reggio
Calabria, Salerno-Taranto, Napoli-Bari, Palermo-Messina-Catania.
Servono poi collegamenti veloci e frequenti tra la Sicilia, la
Calabria e il resto della Penisola e va potenziato il trasporto
via nave.