Il Teatro Eduardo De Filippo di Arzano, diretto da Roberta Stravino, è da sempre attento ad ogni forma espressiva teatrale, ospitando spettacoli che vanno dalla prosa alla danza, dall’animazione alla musica. Seguendo questo spirito, venerdì 25 ottobre inizia la nuova edizione di Tracce dinamiche, la rassegna di teatro d’innovazione e sperimentale con la direzione artistica di Ettore Nigro e la collaborazione di Piccola Città Teatro.

 

L’iniziativa è riconosciuta dal Ministero della Cultura. I nove spettacoli, in scena sempre alle ore 21, rappresentano il dinamico evolvere del teatro verso forme di comunicazioni sempre più moderne e originali. Il programma comprende ben tre prime nazionali e pièce e compagnie premiate a livello nazionale e non solo.

 

Il biglietto intero a spettacolo è 12 euro e il ridotto under 25 e over 65 è 8 euro. È possibile acquistare i biglietti presso il botteghino del teatro o con prevendita su Etes.

 

Si inizia ufficialmente venerdì 25 ottobre con Mana Chuma Teatro / Fondazione Horcynus Orca Horcynus Festival ’15 con “Come un granello di sabbia”. Lo spettacolo, vincitore del Premio selezione Inbox 2016, Premio della critica ANCT 2019 e Premio del pubblico e Premio miglior attore International Monodrama Festival Bitola 2023, vede in scena Salvatore Arena, che è anche autore e regista con Massimo Barilla. La consulenza storica è a cura di Giuseppe Gulotta e Nicola Biondo. A diciotto anni Giuseppe Gulotta, giovane muratore con una vita come tante, viene arrestato e costretto a confessare l’omicidio di due carabinieri ad “Alkamar”, una piccola caserma in provincia di Trapani. Il delitto nasconde un mistero indicibile: servizi segreti e uomini dello Stato che trattano con gruppi neofascisti, traffici di armi e droga. Per far calare il silenzio serve un capro espiatorio, uno qualsiasi. Gulotta ha vissuto ventidue anni in carcere da innocente e trentasei anni di calvario con la giustizia. Non è mai fuggito, ha lottato a testa alta, restando lì come un granello di sabbia all’interno di un enorme ingranaggio. Fino al processo di revisione (il decimo di una lunga serie), ostinatamente cercato e ottenuto, che lo ha definitivamente riabilitato. Una storia dai contorni oscuri e tormentati, dalle conseguenze violentemente drammatiche e non risanabili. Per quello che Giuseppe Gulotta ha vissuto, protagonista suo malgrado di questo itinerario, ma anche per le altre varie vittime della vicenda, affrontare questi avvenimenti sulle tavole di un palcoscenico pone di fronte a una grande responsabilità. La responsabilità, certo, di non tacere l’incredibile vicenda legale, la lunghissima serie di omissioni, errori, leggerezze, falsificazioni, palesi violazioni della legge che oggi ci fanno definire questa vicenda come una vera e propria frode giudiziaria. La voce di Giuseppe racconta, come trovasse per la prima volta qualcuno disposto ad ascoltare, la gioventù interrotta, l’arresto, le torture, i colpevoli silenzi, i pregiudizi, ma anche l’irriducibile cocciuta speranza in una restituzione finale della propria umile e alta identità. Lo fa alternandosi a voci secondarie, ma necessarie: un vicequestore illuminato schiacciato anche lui dall’ingranaggio, l’ufficiale dell’Arma regista occulto delle torture (un Kurz rovesciato, lucido e per nulla tormentato), la moglie Michela, i genitori. Ogni voce, ogni episodio del vortice, trova il proprio luogo all’interno della scenografia, leggera e opprimente a un tempo, di Aldo Zucco, capace di diventare multiforme nei suoi pochi, ma importanti segni. Le musiche originali di Luigi Polimeni, contrappunto ritmico ed emozionale al racconto, diventano esse stesse drammaturgia, sostenendo lo scorrere inesorabile della storia in tutte le sue partiture emotive.

Si continua mercoledì 6 novembre con la prima nazionale diLettere di corsa. Elisabetta e il suo pirata” scritto e diretto da Franco Nappi, che è anche in scena con Chiara Vitiello. Lo spettacolo trasporta il pubblico nel cuore del XVI secolo, un’epoca di esplorazioni audaci, intrighi politici e lotte per il potere. Attraverso un’immaginaria corrispondenza epistolare tra la Regina Elisabetta I d’Inghilterra e il leggendario pirata e corsaro Sir Francis Drake, vengono raccontate storie di coraggio, ambizione e fedeltà. Gli incontri e il carteggio tra i due protagonisti rivelano non solo i grandi eventi storici, come la sconfitta dell’Invincibile Armada spagnola e le spedizioni di Drake nei nuovi mondi, ma anche la complessa rete di emozioni, dubbi e lealtà che legava questi due personaggi. Con un intreccio che mescola fatti storici e una narrazione poetica, lo spettacolo mette in luce il rapporto unico tra una sovrana e il suo corsaro, due anime diverse unite dall’amore per il proprio paese e dalla sete di avventura.

Giovedì 14 novembre Casa del Contemporaneo presenta “Stand up Opera”, da un’idea di Luca De Lorenzo, scritto da Diego Lombardi e diretto da Gianmaria Fiorillo. In scena Luca De Lorenzo e Fabrizio Romano. Imprigionato in un vecchio spartito e in una società che sembra non capirlo, De Lorenzo, istrionico cantante lirico/attore, trasporta il suo pubblico in un viaggio che va dai più grandi Maestri del passato ai più imbarazzanti influencer del presente. Il protagonista si interroga sulla sua esistenza artistica, mescolando con maestria comicità e profondità. In un’atmosfera di farsa e pathos, De Lorenzo rivela le sfide e i piaceri di chi non ha scelto l’arte, ma lo ha come destino, tra lavori instabili e fugaci momenti di gloria. Lo spettacolo è un’originale commistione tra opera lirica e stand up comedy e, attraverso esibizioni musicali e aneddoti esilaranti, offre uno sguardo ironico e provocatorio sulla vita di un giovane cantante lirico nell’età moderna. Accompagnato dal pianista Fabrizio Romano, l’artista incanta e diverte, svelando la vita tumultuosa di un baritono napoletano irriverente e appassionato.

Mercoledì 20 novembre è la volta di Piccola Città Teatro con “Disconnessioni” di Yvette Nolan, tradotto e diretto da Sara Riccetti e con in scena Anna Bocchino, Viola Forestiero, Ettore Nigro. Lo spettacolo si è aggiudicato il premio di traduzione offerto dal Canada Council for the Arts nel 2024, vanta il patrocinio dell’Ambasciata del Canada in Italia e la collaborazione con importanti associazioni culturali, tra cui Centro Studi Italia-Canada e l’Associazione Italiana Studi Canadesi (AISC).

Due donne, Bern ed Elena, esiliate dalla loro comunità perché considerate inutili, trovano rifugio in una capanna abbandonata nei boschi. Qui recuperano antiche pratiche per soddisfare i bisogni primari e sviluppano un legame profondo basato sulla fiducia reciproca. L’arrivo di Seamus, un giovane in cerca di aiuto dalla loro comunità, le costringe a una scelta cruciale che influenzerà il loro futuro e quello della comunità che le aveva respinte.

Giovedì 28 novembre E.t.c. Officine Culturali presenta in prima nazionaleVelluto” scritto e diretto da Rosario D’Angelo, che è anche in scena con Raffaella Di Caprio. Cosa accade quando un uomo torna dalla sua amante dopo anni che non si vedono, con una valigia in mano per comunicarle che finalmente ha avuto il coraggio di lasciare la moglie? La donna non ci sta a ricominciare tutto daccapo, lo respinge, ma i ricordi di un passato tormentato, difficile da dimenticare e di un’intensa relazione, cominciano a farsi strada nella sua mente, trasformando tutto in ossessione con un finale inaspettato.

Tracce dinamiche saluta il nuovo anno giovedì 9 gennaio con la prima nazionale di “Altrove” prodotto da Arena e Piccola Città Teatro, scritto e diretto da Ettore Nigro. In scena una Compagnia dei giovanissimi attori provenienti dall’accademia di recitazione Arena: Cristiana Capolino, Daniela D’Angiò, Gabriele D’Aquino, Davide Di Laurenzio, Dario Esca, Eleonora Gesualdi, Ilaria Porcelli, Giovanni Sbarra.

Le giornate di una Contessa seduta sulla sedia a rotelle scorrono tutte uguali. Ogni giorno, da tempo immemore, organizza il momento del tè aperto a chiunque voglia prendervi parte. In uno di questi pomeriggi la Contessa cade in un sonno inaspettato e al risveglio non riconosce più gli oggetti che l’hanno sempre circondata e le persone della sua vita quotidiana. Tutti sembrano caduti in un labirinto privo di qualsiasi cognizione spazio-temporale. La Contessa è travolta da un vortice di surreali personaggi che, tra giochi di parole e susseguirsi di immagini, la fanno vacillare e svelano il punto di crisi: essere chiusa in un’esistenza superficiale e ostinatamente prevedibile.

Venerdì 24 gennaio Teatro Insania è in scena con “Gemito. L’arte d’ ‘o pazzo”, scritto e diretto da Antimo Casertano, che è in scena con Daniela Ioia, Luigi Credendino, Ciro Kurush Zangaro. Lo spettacolo si è aggiudicato il premio miglior testo “Napoli Cultural Classic 2021”.

Abbandonato alla nascita, alla ruota degli esposti, Vincenzo Gemito è uno dei maggior artisti dell’800 napoletano. Una vita tormentata e ossessionata dalla continua ricerca della perfezione e dal maniacale tentativo di lavorare non per la conquista del successo ma per la conquista della verità. Ossessione che lo hanno spinto addirittura alla reclusione in manicomio, tra il 1886 e il 1888, e alla conseguente, una volta uscito, clausura domestica volontaria durata oltre venti anni. La volontà è quella di poter narrare e investigare tale crisi, che può affliggere qualsiasi lavoratore, in qualsiasi ambito.

Si prosegue giovedì 6 febbraio con Collettivo lunAzione in “Il colloquio”, per la regia di Eduardo Di Pietro, con Renato Bisogni, Alessandro Errico, Marco Montecatino. Lo spettacolo ha vinto il Premio Scenario Periferie 2019 e il Premio Fersen alla regia 2021 ed è arrivato finalista a In-Box 2021. La vita quotidiana della città non si è ancora risvegliata e dalla sospensione onirica della situazione, dagli scontri e dagli avvicinamenti reciproci, emerge la visione brutale di una realtà ribaltata. La galera, un luogo alieno, in larga parte ignoto ed oscuro, si rivela un riferimento quasi naturale, oggetto intermittente di desiderio e, paradossalmente, sede di libertà surrogata. In qualche modo la reclusione viene condivisa all’esterno dai condannati e per le tre donne, che se ne fanno carico, coincide con la stessa esistenza: i ruoli maschili si sovrappongono alle vite di ciascuna, ripercuotendosi fisicamente sul corpo, sui comportamenti, sulle attività, sulla psiche. Nella loro realtà, la detenzione è una fatalità vicina – come la morte, – che deturpa l’animo di chi resta.

La rassegna si conclude giovedì 13 marzo con Caracò Teatro in “L’inganno, una storia vera”, scritto, diretto e interpretato da Alessandro Gallo. Il progetto è risultato finalista al Premio Scenario 2019 e ha vinto il premio Mauro Rostagno 2020.