La terza dose del vaccino anti-Covid è già fra noi. C’è chi la sta somministrando da settimane, come gli israeliani e gli ungheresi. Molti Paesi europei si stanno organizzando per partire a breve, nonostante l’Ema (Agenzia europea dei medicinali) non sia ancora espressa ufficialmente su modalità e tempi ottimali dell’ulteriore richiamo. Mentre l’ultimo rapporto tecnico del Centro europeo per il controllo delle malattie CEcdc), pubblicato ieri, prende in considerazione l’uso di dosi aggiuntive per gli immunodepressi e ritiene, invece, «non urgente la somministrazione di dosi di richiamo a individui completamente vaccinati nella popolazione generale». In Italia, con oltre il 70% della popolazione immunizzata e l’obiettivo dell’80% a fine mese a portata di mano, si da ormai per scontata la programmazione della cosiddetta dose «booster» per le categorie più vulnerabili. «Prenderemo una decisione in tempi brevi – assicura il ministro della Salute Roberto Speranza -. Ci affidiamo agli scienziati, che devono dirci quando, come e a partire da chi». Ma, forse, è meglio chiarire prima il perché. Protezione in calo La cosiddetta «memoria immunitaria» cala inevitabilmente con il passare del tempo. Dopo 6-7 mesi si indebolisce, secondo gli ultimi studi condotti in Israele, dove hanno già somministrato la terza dose a oltre 2 milioni di persone, aprendola da pochi giorni a tutti i cittadini sopra i 12 anni. I dati israeliani, relativi al vaccino Pfizer, il più usato da loro come da noi, mostrano una progressiva riduzione della protezione dall’infezione (non dalla malattia grave), che passa dal 95% dei primi tré mesi al 64% riscontrato sette mesi dopo la seconda dose. Una perdita di efficacia registrata anche da un recente studio britannico e connessa senza dubbio all’esplosione della variante Delta, molto più contagiosa delle precedenti. A sentire SharonAlroy-Preis,capodella sanità pubblica israeliana, «la terza dose riporta al liveUo di protezione raggiunto con la seconda, quando era “fresca”». In Israele sono partìri a luglio e, per rice vere la terza dose, devono essere passati almeno 5 mesi dalla seconda. Lo scesso arco temporale su cui potrebbero orientarsi gli Stati Unió, dove il dibattito tra gli scienziati è ancora aperto: si era ipotizzato di farla a 8 mesi, ma è probabile che si decida di anticipare. Dopo B-9 mesi In Italia un piano definito ancora non c’è, ma si dovrebbe partire a ottobre, solo per alcune categorie «fragili». Sono in tanti a ntenere necessaria una terza dose, dal sottosegretario alla Sa luce Pierpaolo SileriaWalcer Ricciardi, consulente di Speranza, fino a Sergio Abrignani, immunologo e componente del Comitato tecnico-scientifico. Andremo, quindi, a circa 7 mesi dalla seconda dose, visco che le persone interessate sono state vaccinate per lo più all’inizio dell’anno. Siamo inlineaconaltri Paesi europei, come Francia, Germania e Austria, che prevedono una forchetta tra i 6 e i 9 mesi di distanza dall’ultima iniezione. Tra i Paesi ad aver già avviato la somministrazione della terza dose c’è l’Ungheria, dovedevono essere passati solo 4 mesi dalla seconda. A Budapest (come in Israele e, dal 20 settembre, in Repubblica Ceca) offrono il «booster» a tutti i cittadini, senza limici legati all’età o alle condizioni di salute. L’orientamenco prevalence, però, è cominciare con i soggetti più deboli: i m mu nod e pressi, pazienti dializzati o trapiantati, malati oncologici sottoposti a chemioterapia negli ulcimi mesi, anziani co n patologie. Il dibattitotra scienziati «Queste persone, vaccinate a gennaio e febbraio, stanno esaurendo la loro protezione, sono nuovamente vulnerabili e vanno riprotette», spiega Walter Ricciardi. Ma sull’utilità di una terza dose non tutti sono d’accordo: «Se uno fa due dosi di vaccino e non risponde a livello imm
unitariospiega l’infettivologo Massimo Galli – non è detto che rispondaalla terza. Se risponde poco, non si sa quanto sarà efficace la terza». In ogni caso, dopo i «fragili», probabilmente all’inizio del 2022, toccherà agli operatori sanitari e agli anziani over 80, anche loro con una «memoria immunitària” un po’ datata. L’unica certezza è che la terza dose sarà per tutti con un vaccino a mR- NA, a prescindere dal tipo di siero usato per il primo ciclo di immunizzazione. Per noisignifica andare avanti essenzialmente con Pfizer, visto che a Bruxelles si è deciso di abbandonare i vaccini a vettore virale. Dalla struttura commissariale del generale Figliuolo assicurano che «il problema delle scorte non esiste più e avremo dosi sufficienti per completare la campagna in corso e avviare, eventualmente, il piano per la terza dose». Ma prima di muoversi servono «indicazioni precise dal Cts e dal governo: chi sono e quanti sono i destinatari? Se parliamo di circa mezzo milione di persone, si fanno in pochi giorni». — La fase 3 del vaccino Difese più deboli In attesa che si pronunci l’Ema