La visita ai luoghi, alle strade, alle piazze della città nuova di Gibellina nel trapanese, ricostruita dopo il terribile terremoto del 1968 e all’intero sistema museale e al Grande Cretto di Burri lasciano una profonda emozione. Un nuovo percorso che si avvia nel segno della contemporaneità e da Gibellina parte una nuova rete di presidi culturali che dalla Sicilia si estende a tutta la penisola, così come era stato indicato dal senatore Ludovico Corrao che invitò artisti di varie nazionalità a visitare i luoghi della memoria per lasciare un segno tangibile alla città. «Quando il terremoto del 1968 distrusse Gibellina, nessuno immaginava che la stessa sarebbe rinata, da quelle macerie, con una forte incisiva identità, capace di riscattare con tenacia e grande determinazione modelli sociali e culturali tipici di una cittadina agricola dell’entroterra degli anni ’60», così il Sindaco di Gibellina Rosario Fontana. L’occasione di visitare questo luogo ricco d’arte moderna ci è stata offerta dal meeting organizzato dall’Associazione Terra Damare che ci ha portato nella splendida terra sicula. È stato l’arch. Irene Cavarretta che insieme al Sindaco ci hanno portato alla scoperta del grande Cretto di Burri, un’opera in cemento armato di 12 ettari che copre interamente le rovine del paese distrutto. Il viaggio alla scoperta delle bellezze della Sicilia nord occidentale non poteva non iniziare da questa grande opera d’arte che ha fatto tanto parlare di sè. Ma la creatività e l’entusiasmo non mancano agli operatori culturali della terra siciliana di oggi. Non a caso è nato il progetto dell’Associazione Terra Damare, frutto di una sinergia tra vari enti: “Country Side Tour (www.countrysydetour.it) – Valorizzazione e Promozione dei Territori Rurali dei Comuni di Altavilla Milicia e Capaci della Provincia di Palermo”. Il programma rientra nelle direttive del Piano di Sviluppo Regionale Sicilia 2007-2013 in relazione agli incentivi per i servizi per la fruizione di itinerari turistici. «L’intervento, – ha precisato il presidente di Terra Damare, Anna Maria Ulisse – ha come finalità principale la promozione territoriale di Altavilla Milicia e di Capaci, attraverso la creazione di itinerari turistici che associno la tradizione e la qualità dei prodotti tipici ai luoghi di produzione e alle attrattive naturali e storico-culturali del territorio di grande interesse paesaggistico, religioso ed artistico». L’intento dell’Associazione Terra Damare è di coinvolgere tutto il ciclo produttivo, facendo “rete” tra di loro, oltre ad investire in formazione. «Da tener presente – dice Annamaria Ulisse – che le strutture esistenti nei due comuni sono a gestione familiare e le associazioni, come la nostra, operanti sul territorio devono far conoscere la cultura dell’accoglienza, puntando sulla qualità che si può osservare sia nell’artigianato che nei punti vendita commerciali della zona. Ne sono un esempio ad Altavilla Milicia la macelleria di Gian Battista Romano, che produce la tipica salsiccia milicia e le ceramiche di Francesca Guagliardo, lavorate artigianalmente, ma con estrema professionalità. Per Luigi Amato, responsabile del monitoraggio del Gal Golfo di Castellammare (www.galgolfodicastellammare.it), che è tra i partner del progetto, le due località Altavilla Milicia e Capaci, che sono rimaste fuori dal Gal e dal programma “Leader”, hanno tutte le carte in regola per presentarsi ad una clientela esigente amante del mare, dei prodotti enogastronomici locali e della pesca grazie ad una storia comune che le vede entrambe nel Seicento feudi della famiglia bolognese Beccadelli. A proposito di Palermo, per gli amanti della buona tavola una sosta golosa vale la pena farla alla Boutique enogastronomica “da Cosimo” in Via Marchese di Roccaforte dove Francesca e Cosimo da buoni padroni di casa accolgono con esperienza e cortesia i clienti. Intanto ritorniamo alla patrona della città, Santa Rosalia, chiamata affettuosamente dai suoi fedeli, la Santuzza, che al tempo della pestilenza ha soppiantato le altre sante patrone, Ninfa, Cristina, Oliva e Agata. La giovane Rosalia Sinibaldi, che era sempre vissuta in ricchezza, decise di vivere la sua vita spirituale presso alcune grotte della zona dove aveva vissuto da fanciulla, scegliendo successivamente di trasferirsi in un rifugio silenzioso sul Monte Pellegrino a Palermo dove poi morì. Un itinerario di carattere prettamente ambientale e archeologico è rappresentato anche dalla località “La Portella” nel comune di Capaci, che comprende in particolare la Montagnola della Santa con il suo omonimo Santuario ed il Pianoro soprastante. L’intero percorso offre una stupenda panoramica sui golfi di Carini e di Isola delle Femmine e la possibilità di una passeggiata fra suggestive cavità rocciose coperte di vegetazione. Ritornando all’attualità Luigi Amato ci ricorda che è stato stipulato anche un protocollo d’intesa tra il Gal e l’Associazione Terra Damare per dare forte impulso all’economia dei due territori. Da non dimenticare che Capaci, città d’arte, la cui identità risale agli inizi del Cinquecento, ma il cui centro abitato si sviluppa lungo un asse stradale molto antico, che risale all’epoca romana, è tristemente nota per l’attentato del 1992 nel quale persero la vita il giudice antimafia Giovanni Falcone e la sua scorta. Nei pressi dello svincolo di Capaci (ma in territorio di Isola delle Femmine), uscendo dall’aeroporto e imboccando l’autostrada direzione Palermo, sono visibili due stele in marmo rosso erette per ricordare la terribile strage. Capaci è uno degli 82 comuni della provincia di Palermo, con una popolazione residente di undicimila abitanti che diventano molti di più in estate, essendo meta turistica marittima. Il principale complesso di monumenti si trova nel centro storico, in Piazza Matrice, attorno alla quale sorgono la Chiesa Madre, La Fontana con lapide ed il Palazzo Pilo da poco restaurato, che rappresenta il riferimento più importante del patrimonio artistico e culturale del paese. A Capaci una sosta golosa occorre fare al ristorante Torre Alta di Girolamo Mannino che, dopo essere tornato da New York, ha rilevato una antica struttura in rovina del Conte Pilo. Nel suggestivo ristorante è ancor oggi visibile un pozzo arabo che porta alla falda acquifera, ma ci sono anche altri reperti interessanti come una grossa anfora che serviva per l’invecchiamento del vino. Altavilla Milicia dal canto suo ha una struttura urbanistica a scacchiera, che si è formata nel tempo sul calco dell’originario progetto dello Smiriglio. Il Belvedere e il Santuario mariano costituiscono le attrattive principali del paese. Il Belvedere è costituito da due piazze contigue poste all’estremità settentrionale dell’altura su cui sorge il centro abitato, proprio di fronte al mare. Il panorama che si ammira va da Capo Zafferano a Cefalù, sino alle isole Eolie. Il Santuario Mariano Diocesano ospita il Quadro della Madonna, che è raffigurata incoronata in trono con Gesù Bambino in piedi sulle sue ginocchia e San Francesco che con la mano destra indica una figura inginocchiata ai suoi piedi. È molto probabile che il quadro sia giunto ad Altavilla attraverso scambi commerciali, anche se la tradizione popolare vuole una miracolosa provenienza dal mare. Tipiche del paesaggio altavillese sono anche le tre torri costiere di guardia spesso impropriamente considerate normanne: le fortificazioni di questo tipo in realtà risalgono a periodi più tardi, aragonese le due della Milicia e del Capo Grosso e probabilmente del periodo viceregio la Torre Colonna. Un progetto di interventi che preveda la salvaguardia delle grotte, la sistemazione delle aree antistanti e l’insediamento di una azienda agrituristica in una delle due strutture, (un baglio é in corso di restauro da parte di privati), potrebbe contribuire a rilanciare una nuova immagine turistica della Città e costituire una nuova fonte di risorsa economica non indifferente.
A cura di Harry di Prisco