Lira della piazza “Qui abbiamo solo due mesi di vita. Vogliamo uno stipendio dignitoso. E si gridano insulti alla polizia Napoli ancora m fiamme la rabbia dei lavoratori .Chiediamo una patrimoniale. Va bene salvarci dal virus e stare chiusi in casa, ma vogliamo uno stipendio dignitoso». Poco più avanti stanno lanciando uova di vernice contro la sede di Confindustria. Diluvia e fa caldo. In Piazza dei Martiri la polizia è schierata. Qualcuno urla; «Bastardi!». Qualcun altro vuole passare. Parte una carica. Esplode una bomba carta sui piedi degli agenti. Volano pietre e manganellate. Così, per il secondo no consecutivo, la sera di Napoli è questo frastuono di sirene e bottiglie in frantumi, è fatta di lacrime per i gas e per la rabbia. I nuovi scontri sono andati in scena mentre in prefettura si stava tenendo un vertice straordinario per l’ordine e la sicurezza. Il sindaco Luigi De Magistris ostentava calma ai microfoni di Sky: «Non sono preoccupato per un’escalation di violenza. Piuttosto per la fragilità psicologica del territorio, per la depressione che cresce e per la sfiducia. Più che militari, servono medici, infermieri, posti letto e risorse economiche». Ma la manifestazione dei disoccupati e dei precari, dei fattorini e degli insegnanti, dei lavoratori del teatro, andava avanti con rabbia. Sul lungomare, i mezzi della polizia con cannoni ad acqua erano piazzati agli angoli di strada a difesa del palazzo regionale. Ü, nel punto esatto in cui venerdì notte c’era stata la prima sommossa italiana contro il lockdown. Le due manifestazioni sono molto diverse. Ma una cosa in comune ce l’hanno: è la paura. Paura del futuro. Paura di non avere più soldi per vivere. Paura di non reggere alla paura. L’attrice Alessandra Borgia era esasperata: «Non sono arrivati sostegni, si sono dimenticati di noi. Il cinema, il teatro, i musicisti: non esisterà più nulla di tutto questo». Le auto dei carabi- men passavano a sirene spiegate accanto ai locali degli aperitivi di Ghiaia, che avrebbero dovuto chiudere, come tutti gli altri, alle 23. Era il secondo giorno di coprifuoco, con un lockdown regionale già annunciato. Ma se quella di ieri sera è stata una manifestazione riconoscibile organizzata dai centri sociali e da sigle di sinistra, più difficile è decifrare quanto accaduto venerdì notte intorno al palazzo della Regione Campania.