Si e’ pregato per le quattro vittime della strage di venerdi’ 15 maggio nelle parrocchie di Secondigliano e Miano, alle quali appartenevano le persone rimaste coinvolte nella follia omicida di Giulio Murolo. Per il parroco di Sant’Antonio di Padova, don Andrea Adamo, “e’ una tragedia della solitudine. Murolo aveva reciso tutti i legami esistenziali con la famiglia, con la parrocchia, con le associazioni e si era chiuso nella sua mania per le armi”. Il tenente della polizia municipale Francesco Bruner, una delle quattro vittime, era impegnato insieme alla moglie nelle attivita’ della parrocchia di Sant’Antonio di Padova. “Lo conoscevo bene, era cresciuto qui, aveva fatto parte dell’azione cattolica”, ricorda don Adamo. Il parroco commemorera’ le vittime della strage in occasione dei funerali. “Questi sono i nuovi martiri di Secondigliano – ha detto all’omelia don Vittorio Siciliani, da 40 anni parroco della chiesa della Resurrezione, nel rione Monterosa. – Questo e’ un quartiere molto difficile ma qui siamo abituati ad altri tipi di omicidi, non a quelli della follia”. Il sacerdote ha ricordato, assieme ai quattro morti della strage di venerdi’, le 11 vittime dell’esplosione avvenuta il 23 gennaio 1996 nel quadrivio di Secondigliano durante lavori di scavo.
Vincenzo Cinque, il vigile urbano ricoverato in coma indotto al San Giovanni Bosco, frequentava da anni la chiesa della
Resurrezione e solo due settimane fa aveva assistito li’ al matrimonio di una nipote. “E’ un generoso – dice don Siciliani – non era quella la sua zona di servizio, e’ intervenuto per dare aiuto”.