Nella segnalazione inviata al prefetto di Napoli, con l’esposto, si evidenzia che «per accedere alle spiagge libere bisogna contattare il numero del gestore, fornire nome, cognome ed orario ñ prenotare. Arrivati all’ingresso avviene il pagamento, il riconoscimento e la registrazione per la tracciabilità Covid 19. La mascherina va indossata fino alla postazione ñ solo se si deve accedere ai servizi. Il residente può scegliere di usufruire dell’attrezzatura sia sullo spazio riservato ai residenti e sia su quello non residenti. Solo sul secondo chi arriva può sistemare il telo a terra o portarsi le sue cose – si legge nell’esposto ora all’attenzione del prefetto – Questo spazio o stato sottratto a ciò che un tempo si definiva area libera e dato ulteriormente in concessione, in questo modo l’amministrazione ha consentito che il residente possa usufruire di entrambi gli spazi, anche di quelli che teoricamente sarebbero stati concessi ai non residenti, perché in ogni caso chi arriva per primo, residente o non residente, si accaparra e spesso si azzuffa, per prendersi lo spazio, ma chiedendo sempre di farsi portare lettino ñ ombrelloni ai soli concessionari i quali si trovano spazi aumentati mentre altri stanno mettendo a punto opere in cemento sull’arenile per creare quegli spazi demaniali per non residenti ma da dare pure ai residenti e vendere i loro servizi agli uni ñ gli altri». A ciò si aggiunge un particolare: «La sera alle 19 le spiagge vengono chiuse con cancelli e recinzioni». Tutto ciò, secondo i sottoscrittori dell’esposto, privilegia «solo i residenti escludendo» il diritto al mare «a tutti quei cittadini che vivono in posti diversi». Si sostiene l’illegittimità di tutti gli atti ñ con l’esposto si mira a ottenere l’annullamento dei provvedimenti. La parola passa al prefetto. –