Ancora tir a rilento, con furgoni e mezzi fermi su diverse autostrade del Sud. Ma sul terzo giorno consecutivo di proteste contro il caro carburante ora – dopo l’invasione russa in Ucraina, considerata ‘il granaio d’Europa’
irrompono anche i rischi di altre tensioni per il possibile
nuovo aumento dei prezzi sul fronte settore energetico e del
rifornimento oltre ai timori di paralisi per il comparto
agroalimentare, dalla frutta alla pasta. Tanto che la stessa
Conferenza delle Regioni chiede compatta un confronto con il
Governo per affrontare la questione: “c’e’ il rischio di
possibili blocchi di approvvigionamento e di circolazione delle
merci, in particolar modo nelle Regioni del Mezzogiorno”, spiega
il presidente dei governatori, Massimiliano Fedriga.
La mobilitazione prosegue in Puglia e Molise, ma sono
continuate le code anche all’ingresso dell’area portuale di
Ravenna. In Sicilia invece, dopo il blocco del porto di Palermo,
nelle ultime ore diversi autotrasportatori hanno revocato i
presidi, annunciando un accordo per la costituzione di un tavolo
permanente alla Regione Siciliana con la partecipazione dei
grandi e piccoli autotrasportatori e della committenza. Il tutto
in attesa dell’esito di un tavolo a livello nazionale al
Ministero delle Infrastrutture, convocato dalla viceministra
Teresa Bellanova: “il nostro obiettivo – dice – e’ arrivare a
soluzioni soddisfacenti per tutte le parti. Siamo al lavoro per
dare risposte concrete e immediate”. Bellanova spiega che il
governo si sta impegnando affinche’ “nel Decreto energia vi siano
norme utili per il settore”.
Lo stop delle merci intanto e’ gia’ una realta’ in alcuni
territori. Dopo l’annuncio dell’azienda italiana di pasta La
Molisana, che aveva gia’ deciso il fermo della produzione,
“nessun prodotto agroalimentare proveniente dalla Sicilia e
dalla Puglia e’ arrivato oggi al Centro Agroalimentare Roma, il
piu’ grande Mercato d’Italia, e sono a disposizione prodotti in
arrivo dalla Spagna, insufficienti a soddisfare l’intera
domanda. Cio’ portera’ ad un ulteriore incremento dei costi”, fa
sapere il Car di Roma. “Gli agricoltori dovranno continuare a
raccogliere i prodotti nei prossimi giorni, anche se non
riusciranno a distribuirli. Allo stesso tempo la merce gia’
raccolta e rimasta bloccata per lo sciopero, sara’ destinata
solamente ai mercati vicini e non alla grande distribuzione. I
consumatori dovranno rinunciare ai prodotti italiani che
arrivano dal Sud dell’Italia come ad esempio l’arancia”, avverte
la direzione del Car.
E Vincenzo Divella, l’amministratore delegato dell’omonimo
pastificio, annuncia: “sabato fermiamo gli impianti, non
consegniamo piu’ semole e cruscami, abbiamo i silos pieni e non
sappiamo dove mettere la produzione. I nostri tir, che
potrebbero essere bloccati dai manifestanti, per il momento non
lasceranno lo stabilimento. Dalla prossima settimana, invece,
potrebbe cominciare a mancare qualche prodotto fresco dagli
scaffali dei supermercati – aggiunge -. Per questo serve che il
governo elimini alcune accise sul gasolio affinche’ si torni ai
prezzi di prima si fermi la protesta. Del resto anche altri
fornitori, come il gruppo Casillo, non ci sta consegnando la
semola”. C’e’ poi un problema legato agli approvvigionamenti del
grano, legato proprio allo scoppio della guerra in Ucraina. “La
Russia e’ il principale rifornitore del grano altamente proteico
(quello macinato per produrre farina per le pasticcerie) perche’
e’ li’ che si coltiva. Ma ora le navi non potranno giungere nel
Mar Nero per far arrivare i carichi. Tanto che il grano tenero
in poche ore e’ gia’ aumentato del 12-13%”, spiega Divella.
Un altro Sos arriva da Confindustria Puglia: “in molti molini,
pastifici e industrie casearie del Barese da lunedi’ la
produzione e’ ferma o va a singhiozzo. I molini sono
sovraccarichi perche’ non riescono a consegnare la semola. Di
conseguenza i pastifici non ricevono la materia prima e
sospendono alcune linee di produzione. L’industria piu’
danneggiata e’ quella di alimenti freschi, come i latticini o i
mangimi per animali, che non possono restare a lungo invenduti
senza deteriorarsi”.