Oggi 3 giugno alle 18 verrà presento alla Feltrinelli di Napoli, in piazza dei Martiri, con l’eccezionale presenza di Maurizio De Giovanni
“Se potessi, ti regalerei Napoli” Il libro di Ciro Pellegrino è una specie di viaggio da seduti. Per affrontarlo, potrebbe far comunque comodo qualche accorgimento, del tipo: tener pronta una caffettiera sul fuoco, vicino qualcosa da mangiare (perché vi verrà fame) e a portata di mano un pacchetto di fazzoletti, non solo per le lacrime di commozione, quelle di “appucundria” e di “arraggia”, ma anche per quello stranissimo fenomeno che ti porta a piangere mentre stai schiattando di risate.
Pubblicato da Rizzoli , è molto più di una guida a Napoli, assomiglia a un altro libro che ho amato tantissimo (Paris, s’il vous plaît di Eleonora Marangoni, pubblicato da Einaudi) a dirci che la narrativa di viaggio sa farsi itinerario, mappa, ricordo, nonfiction e tessuto di storie. Ogni percorso proposto da Ciro Pellegrino muove sentimenti, intriga, diverte e colpisce anche chi questa città la cammina ogni santo giorno e la conosce come le sue tasche.
Parliamo di Napoli, ma non è il solito, classico esercizio di partenopeismo ad oltranza. Non ci sarebbe niente di male a sentirsi finalmente riconosciuti e visti come abitanti di una città che non deve più giustificarsi o vergognarsi, ma qui c’è ben altro: il racconto di una città che può dire con orgoglio d’essere viva. Ed è proprio la vita delle persone a fare la differenza. L’autore, forse perché abituato a raccoglierne e seguirne le cronache, sa benissimo di non detenere l’unica verità su Napoli. Ha scelto di raccontarla sì, ma lo fa attraverso gli occhi di altri napoletani, raccogliendo storie, memorie e prospettive diverse.
Ha parlato con chi Napoli la abita o la raggiunge quotidianamente, con chi l’ha lasciata e poi è tornato, con chi non se n’è mai andato, con chi è famoso, con chi no. Il risultato è un quadro ampio, dettagliato e vibrante, fatto di luci e ombre, di contrasti e armonie, proprio come la città. Leggere questo libro è stato, per me, come fare una grande passeggiata. Una volta finito, volevo davvero uscire e sono uscita a vedere la città. Mi è successa allora un’altra strana cosa: mi sono sentita più in pace e più capace di portare “pacienza”, più pronta a Napoli. Ho iniziato a cogliere quei particolari che la vita quotidiana rende opachi. È stato come indossare occhiali capaci di toglierti ogni “cazzimma” dagli occhi, aprirteli di “ammore”.