“Il festival non puo’ prescindere da quello che ha rappresentato per 70 anni. E’ talmente legato alla
storia, all’atmosfera che si crea, l’unico vero evento in
Italia, il piu’ longevo, il piu’ visto e commentato anche da chi
dice con snobismo di non guardarlo. Ma quello di quest’anno non
e’ il festival, e’ solo un marchio abbinato a due conduttori”.
Claudio Lippi fa parte della schiera di coloro che non avrebbero
storto la bocca a un eventuale rinvio della manifestazione, che
invece e’ stata confermata dal 2 al 6 marzo, seppure in forma
“blindata”.
“Hanno rimandato di un anno le Olimpiadi di un anno e i
campionati Europei di calcio, eventi intorno ai quali ci sono
comunque forti interessi economici, e allora mi domando se ci si
poteva fare un pensiero anche per il Festival. Magari rimandarlo
non di un anno, ma a settembre, con un buon numero di
vaccinazioni fatte”, e’ l’idea del volto tv che non ha rinunciato
al suo passato di cantante. “Mi ero anche proposto stavolta, per
fortuna non mi hanno accettato, mi avrebbe creato parecchia
ansia. Ma io non mollo. E lascio il brano a un notaio perche’
ogni anno, anche dopo la mia dipartita, sia presentato alla
commissione del festival, e’ una questione di principio”, scherza
ma neanche troppo.
E proprio da cantante e’ convinto che televisivamente il fatto
che la platea sia vuota (“ma perche’ non si e’ riusciti ad avere
un pubblico tamponato come in tante altre trasmissioni?”) si
avvertira’ poco, mentre “per l’artista e’ sempre fondamentale
avere un pubblico”. “Quando canto ci metto il cuore per far si’
che l’emozione arrivi al cuore di un altro. Cantare per nessuno
e rimanere chiusi tutto il giorno in albergo non crea
esattamente il clima ideale per portare emozioni”.