Plauso alla prossima apertura dell’ospedale del Mare, ma anche un secco ‘no’ alla chiusura di importanti presidi ospedalieri nel centro storico di Napoli. Questa la linea in tema di sanità del Comune di Napoli tracciata dal sindaco Luigi de Magistris in occasione della giornata di apertura del primo Summit della Sanità, in programma fino al 6 febbraio, presso il complesso di San Lorenzo Maggiore. L’appuntamento, promosso dall’amministrazione comunale, vedrà la partecipazione di tutti i dirigenti generali degli ospedali cittadini, di rappresentanze sindacali di medici e del personale sanitario e, nella giornata conclusiva, sarà presentato un documento che raccoglierà le proposte maturate nei dibattiti e che sarà inviato agli organismi che hanno potere legislativo in materia sanitaria. ”Siamo intervenuti – ha spiegato de Magistris – perché insoddisfatti della politica regionale di programmazione in tema di sanità fatta solo di tagli orizzontali, di chiusura di presidi e di insensibilità rispetto alle istanze e alle preoccupazioni dei cittadini”. Il primo cittadino ha espresso l’auspicio che il presidente della Regione Caldoro ”attivi in modo più fattivo il tavolo da me chiesto a cui siederà anche la Asl Napoli 1. Non vogliamo – ha concluso – essere spettatori di politiche di tagli anche considerando che il sindaco ha la responsabilità della salute pubblica”. Una rimodulazione del sistema sanitario sul territorio per cui – come è stato sottolineato da più relatori intervenuti alla tavola rotonda – ”servono risorse sia economiche che umane che allo stato non ci sono”. ”Ogni forma di potenziamento – ha detto il direttore generale della Asl Napoli1 Ernesto Esposito – comporta un maggior impegno di risorse che allo stato sembrano non esserci. Per quanto riguarda il mantenimento dei presidi ospedalieri – ha aggiunto, rispondendo così all’istanza del sindaco – vanno salvaguardati quelli che erogano realmente assistenza sanitaria. Purtroppo, – ha proseguito Esposito – gli ospedali del Centro storico risalgono circa al 1500 e non rispondono più a criteri moderni. Ciò su cui si deve puntare è la loro riconversione anche per evitare l’emergenza barelle dovuta a una carente erogazione di prestazione sanitaria a livello territoriale”. Una sanità, quella napoletana e regionale, che come ha evidenziato Angelo Montemarano direttore generale dell’Arsan ”paga il lungo commissariamento, il blocco dei concorsi, del turn over e l’erogazione di finanziamenti sempre più risicati. La Regione Campania – ha concluso – in questi anni è stata abbandonata e ci auguriamo che il 2015 possa essere l’anno della svolta e che si possano sbloccare soprattutto gli aspetti economici e il blocco del turn over del personale