Matteo Salvini a Napoli è stato uno schiaffo alla dignità di un popolo, alla sua identità, alla sua storia, alla sua coscienza civica. È chiara L’esigenza del leader del carroccio di conquistare un Sud, più volte da lui stesso offeso senza ritegno, per puntare diritto alla leadership nazionale del centro-destra. Oggi abbiamo assistito ad una guerra annunciata, ad una manifestazione di dissenso ovvia, e che è servita a Salvini stesso per aumentare la sua popolarità ed il suo ego. Il Sindaco di Napoli, educatamente gli aveva chiuso le porte, ma si sono appellati al sacro diritto democratico della libertà dell’individuo di poter parlare in pubblico. Addirittura ministri e prefetti si sono erti a paladini di tale valore civico. Ebbene, lo stesso Salvini, lo ha contraddetto riducendo il suo intervento a pochi intimi, invitati e selezionati, per cui nessuno oltre i suoi sostenitori, ha potuto assistere al discorso del leader verde. Come la vogliamo chiamare questa presa di posizione? Io la definirei provocazione, bella e diretta al cuore di un Meridione massacrato e definito inetto e dannoso dal resto di Italia. Una provocazione al cuore di una città da secoli aperta e tollerante e che ripudia i sentimenti xenofobi, omofobi, per genetica.
Passeggiando per Viale Kennedy, tra camionette di forza pubblica, agenti in borghese in moto, vigili del fuoco, polizia municipale, sembrava di essere in piena guerra, una guerra provocata e voluta e che sarà costata migliaia e migliaia di euro allo Stato. Soldi più utili alle città terremotate di Amatrice e Norcia. Il clamore,ha creato un alone mediatico importante per un individuo, che da anni avrebbe bisogno di silenzio per rispetto dell’intelligenza degli italiani, ed invece tutta la stampa cita il suo nome, ed ancora una volta la città di Napoli viene identificata come pericolosa, popolata da facinorosi e delinquenti, e ne esce rafforzata l’immagine di colui che a gran voce :chiede un nuovo nero ordine da rispettare. Matteo Salvini a Napoli è stata strategia, una trappola politica che serve a rafforzare l’idea di un Sud che ha bisogno di un leader forte a cui appigliarsi. L’ordine pubblico, tema assai caro quando si tratta di calcio e mondo ultras, questa volta non ha tenuto in considerazione il buon senso e ha lasciato fare nella totale goduria di chi non aspettava altro.
A cura di Armando De Martino