Un ricordo che ancora risuona nella mente di Shu Jianguo e’ quello
di una cena nel suo ristorante Dao, dove riuni’ decine di chef
romani in un imponente gesto di solidarieta’ durante la pandemia.
Come molti ristoranti in Italia, l’attivita’ di Dao e’ stata
duramente colpita dal lockdown imposto a marzo per contenere la
diffusione della Covid-19. In quelle traumatiche settimane,
ricorda Shu, gli affari nel suo locale sono crollati del 75%.
“Sono stato davvero soddisfatto di quanto avvenuto quel giorno a
febbraio”, racconta il cinquantenne a Xinhua, ricordando quando
70 tra chef, proprietari di ristoranti e funzionari governativi
si sono presentati a cena nel suo ristorante. “Vivo in Italia
dall’inizio degli anni ’90 e il sostegno dei miei colleghi e di
altre persone mi ha dimostrato quanto fossi diventato parte
della comunita’ “. Tutti i ristoranti d’Italia sono stati chiusi
poco dopo. Tuttavia, quel gesto di solidarieta’ ha avuto un
impatto duraturo, sia in termini psicologici che pratici. Due
degli chef presenti quel giorno – Iside De Cesare, del
ristorante “La Parolina” di Trevinano, meritevole di una stella
Michelin, e Dino De Bellis di VyTA Enoteca, tra gli osti decani
dell’alta cucina a Roma – si sono uniti al celebre chef di Dao,
Zhu Guangqiang.
Il risultato di quella collaborazione denominate “Bacchette &
Forchette” e’ tra le offerte del locale di Shu: un nuovo menu
“sei mani” che combina la cucina gourmet con le tradizioni
romane e cinesi denominato “La Stella, l’Oste e ‘Er Cinese”,
quest’ultimo riferito in romanesco allo chef Zhu. In abbinamento
a un selezionato vino del Lazio firmato Cotarella. Il logo del
menu presenta una tradizionale forchetta occidentale e un paio
di bacchette in legno. Tra le novita’ previste: ravioli cinesi
ripieni di agrumi e formaggio di capra locale o verdure stufate
e salsa di pomodoro; pancetta di maiale cotta con mele annurche
croccanti e verza abbrustolita; e involtini primavera a base di
salmone e alghe. Nell’insieme un tricolore di gusto. “Quel che
abbiamo ottenuto e’ un menu rivoluzionario che non potrebbe
esistere da nessun’altra parte”, si vanta Shu, secondo cui ad
oggi questa combinazione di cucina gourmet e tradizioni romane e
cinesi ha avuto grande successo tra i clienti. Non solo: lo
sviluppo dell’innovativo menu “a sei mani” ha distratto per un
po’ Shu, sua moglie Xia Feifei e i loro figli di 12 e 15 anni
dagli effetti della pandemia. Ma soltanto un po’. Anche Shu, che
dopo il suo arrivo a Roma negli anni ’90 ha imparato i trucchi
del mestiere dallo chef cinese Zhan Xiangzhong, ormai in
pensione, ha fatto la sua parte di cuoco in casa. Per un uomo
abituato all’azione, il lockdown si e’ trasformato in una sfida.
“L’Italia ha una meravigliosa tradizione di ottimo cibo ma penso
che qui la cucina cinese sia ancora sottovalutata”, spiega Shu.
“Quando le persone abituate alla semplice cucina cinese vengono
a Dao per la prima volta mi dicono che non sapevano che il cibo
cinese potesse essere cosi’ sofisticato: voglio continuare a
cambiare le percezioni delle persone”.