A dare forza alla luce dei lampioni , a macchia di leopardo, brillano le insegne di bar e ristoranti. Ci sono quelle mai spente, che raccontano storie di sopravvivenza. Quelle intermittenti, per le quali l’alba è un ricordo ormai lontanissimo. E quelle che ieri sera hanno voluto accendere la speranza, testimoniando un’apertura, solo simbolica, oltre gli orari consentiti. «La nostra non è una protesta, ma una proposta», precisa Fiorella Baldi, titolare de II tegamino di piazza Portanova, una delle trenta attività che hanno deciso di rispondere all’appello dell’Acs, associazione commercianti per Salemo e di aderire al flash mob «Perché a pranzo sì ñ a cena no?», promosso su scala nazionale dal collettivo Tni, Tutela nazionale imprese, che riunisce 40mila aziende del settore Ho reca . Allo scoccare delle 20, hanno simulato un’apertura serale, con tanto di mise en place e musica di sottofondo per fare compagnia ai dipendenti invitati a sedersi ai tavoli, con il dovuto distanziamcnto previsto dai protocolli anti Covid. «L’emergenza sanitaria resta la priorità assoluta – continua Baldi – Deve essere chiaro che i primi ad essere preoccupati del contagio siamo noi, per noi stessi , le nostre famiglie e i nostri lavoratori, oltre che per i nostri clienti. Quello che chiediamo è l’osservanza delle regole e maggiori controlli. Questo ci consentirebbe di poter essere aperti anche a cena , così come si fa a pranzo. Dobbiamo essere pronti a un atto di responsabilizzazione collettiva e di educazione civica, per tornare con cautela a lavorare. Occorrerebbero verifiche diversificate a seconda della tipologia dei locali, per permettere a tutti, con le dovute limitazioni, di rimettersi in carreggiata