I tempi della politica sono proprio cambiati. Non è detto in meglio. Una volta i partiti impostavano tutte le loro politiche organizzative sul contatto diretto con l’elettore. E così nascevano circoli politici disseminati sul territorio. In quei luoghi i militanti passavano il loro tempo libero giocando a carte, discutendo di politica, divertendosi. La politica però era al centro dei loro interessi. I consiglieri comunali pareva avessero delle telecamere che li seguivano in ogni dove, per scrutare le loro posizioni, i loro impegni, la loro affezione alla “polis”. Da quei controlli non si scappava. Se come consigliere comunale non eri attivo sul territorio, non portavi in Consiglio comunale i problemi della gente, non eri coerente con le posizioni che assumevi, te lo potevi scordare di essere rieletto. Stessa cosa avveniva per i nominati a Camera e Senato. Gli impegni romani non impedivano ai deputati nei giorni liberi, anche di domenica, d’incontrare il proprio elettorato. Una fatica certo non di poco conto. Ma vuoi mettere la soddisfazione di essere – e di sentirsi – “rappresentante del popolo”. E questo avveniva in tutti i partiti. Certo, parliamo degli anni sessanta e settanta dove c’erano due partiti dominanti, la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista e il ricordo della guerra era ancora vivo in tanti militanti di entrambe le parti.
Questi ricordi mi sono venuti alla mente pensando alla nuova “app”, voluta dal segretario Nicola Zingaretti, che rivoluzionerà il modo di iscriversi al P.D.. Si pagherà un euro al mese e si riceveranno in tempo reale new sui dem. Certo, altri tempi, altre tecnologie, altra vita. Ma il tema del contatto con gli iscritti, i militanti, i simpatizzanti resta tutto da svolgere, da costruire. Basta un “app” per comunicare? A me sembra di no. Certo, può aiutare il contatto con alcune fasce giovani di elettorato, ma il confronto diretto, a volte lo scontro verbale, sono insostituibili. Mi vengono in mente certi ragionamenti relativi alla trasformazione di alcuni storici giornali cartacei passati al web. L’innovazione ha i suoi prezzi! C’è qualcuno che ripete provando a giustificare certe scelte. Sicuramente è così. Ma se i prezzi da pagare sono troppo alti allora, non valeva proprio la pena fare il grande passo innovativo. Faccio un esempio per capirci meglio. Se il giornale cartaceo ha tra i suoi utenti un milione circa di pensionati, che sono la gran parte dei lettori del quotidiano, fare il “salto di qualità”, puntando al web, significa due cose: riduzione significativa dei costi di realizzazione del quotidiano ma, per converso, perdita di quasi la totalità di quel significativo numero di pensionati che leggevano e…”mantenevano” il giornale. Insomma, per farla breve, l’innovazione è importante ma è anche rilevante non lasciarsi dietro pezzi di popolazione che con tutta la loro buona volontà non riescono a starci dietro. Se questo ragionamento, ad avviso di chi scrive, è impegnativo, lo è ancora di più per quanto concerne l’informazione e la cultura.
Insomma, illudersi che con le tecnologie all’avanguardia si portano a casa del partito più iscritti è una vera utopia. C’è invece il rischio degli aumenti dei brogli. Certe organizzazioni per non dover ammettere cali d’iscrizioni aumentano a dismisura gli iscritti puntando soprattutto sui pensionati. Crollerebbe di credibilità un’organizzazione che ammettesse il proprio calo di iscritti? I dirigenti delle organizzazioni in parola hanno il convincimento profondo che avverrebbe proprio una cosa del genere. Sicuramente, come si usa dire, la credibilità di quella dirigenza andrebbe a ”farsi benedire”. E, quindi, partendo da questo assunto, iscrizioni “discutibili” a go go.
Pensate per un attimo se uno dei dirigenti di certe categorie con gli iscritti “gonfiati” dicesse la verità, analizzasse la situazione con puntualità, scoprendo le menzogne. No, non sarebbe un tradimento all’organizzazione a cui fa parte ma una chiamata di responsabilità – e realtà – a quella dirigenza che fino allora ha imbrogliato con intenti, a loro avviso, non truffaldini, ma per dare più peso alle posizioni che andavano ad assumere verso il governo, i padroni, e via dicendo.
Mai come in questo momento storico non è facile fare politica (noi per politica intendiamo la gestione della “polis”, che non c’entra un tubo con le promesse fatte in campagne elettorali “senza fine”, eterne.
E’ arrivato il momento di cambiare pagina ed è possibile che ciò avvenga se i “tanti uomini liberi e forti…propugnano nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà.”
di Elia Fiorillo