Un rito suggestivo che si rinnova ogni primo agosto e fino al 4, data in cui si celebra il santo di Caleruega. A importarne il culto nel paese-giardino della costiera amalfitana, furono i domenicani della Sanità di Napoli che, alle pendici del Monte Sant’Angelo a Tre Pizzi, edificarono, a fine Cinquecento, un monastero adiacente alla più antica chiesa del Castro, dedicata a Santa Maria delle Grazie, la cui effige, si dice dai poteri taumaturgici, è tuttora venerata. Agli umili abitanti di Praiano, che quotidianamente facevano i conti con la miseria, piacque la storia raccontata dai frati predicatori della mamma di San Domenico, che prima di partorire, sognò un cane con una fiaccola in bocca, segno che il nascituro avrebbe portato in tutto il mondo la parola di Dio. La luce contro la fame, la malattia, la paura… da allora, in occasione della ricorrenza patronale, i praianesi vestono il loro borgo di fiammelle per esorcizzare il male. In passato si facevano grandi falò negli orti con le fascine ottenute dai rami di tralci di vite, alberi e arbusti messi a seccare nel corso dell’anno. Poi nacque l’usanza delle fiaccole che venivano create anche con barattoli di latta, stracci, olio, strutto irrancidito e petrolio. A queste si aggiunsero, nel tempo, lumini artigianali di cera profumata che adornavano le case. Infine, e arriviamo ad oggi, la tecnologia si è unita alla tradizione creando effetti spettacolari. É un cortocircuito di emozioni Praiano nei giorni della «Luminaria». Il primo colpo d’occhio è il belvedere di San Gennaro per chi arriva all’imbrunire nel vecchio borgo di pescatori e contadini, residenza, negli anni Sessanta-Settanta, di artisti come Antonio Sandulli e Carol e Sol Le Witt, stanchi della mondanità della vicina Positano. Lo skyline delle chiesa barocca con la sua cupola maiolicata che si staglia nell’infinito di cielo-mare è esaltato da videomapping che creano, a partire dalle 21.30, immagini coinvolgenti ed immersive e conducono lo spettatore, in dialogo con il cerchio di candele del piazzale, in un viaggio virtuale dove le fiamme, il fuoco ed i colori sono i protagonisti principali. Stesso effetto «wow» al convento di Santa Maria a Castro, dove sono installate luci architetturali che valorizzano la magnificenza del monumento. Un percorso sui passi della bellezza che vale la pena di fare a piedi, seguendo anche l’itinerario di NaturArte ricco di oltre 150 opere di pietra e ceramica di artisti contemporanei, da Mao a Caruso, Liguori, Lubelli, Sandulli: un piccolo museo a cielo aperto, interrotto da squarci di mare e di verde, che racconta di miti, di santi e di janare, le terribili streghe che popolavano queste contrade. Pronti a ritornare in piazza san Gennaro (ingresso gratuito non oltre le 22), dove ogni sera, alle 22.30, ci saranno le performance di fuoco, danze, fiamme e acrobazie di Pyronix Production, che da anni anima la «Luminaria». Gran finale il 4 agosto con l’ultimo lavoro della compagnia belga, «Palmarius»: attraverso quadri fiammeggianti e scenografie di fuoco, i performer danzeranno sulle note di Mozart, Vivaldi, Händel, Beethoven e Chopin reinterpretate in chiave moderna.