Dall’infanzia difficile nel quartiere Poggioreale fino ai successi sul ring come ancora di salvezza. Patrizio Oliva ripercorre la sua carriera durante la presentazione di Photoansa a Napoli, a Gallerie d’Italia, rivolgendosi ai giovani d’oggi.
“Quando il cambiamento bussa alla porta – ha detto – bisogna rischiare. Oggi faccio il selezionatore della squadra azzurra U15 e racconto sul palco la mia storia. Da qualsiasi estrazione si provenga si può raggiungere il successo. Io vengo dalle macerie, la criminalità ha cercato di accalappiarmi. Vengo da Poggioreale, in uno spettacolo racconto la povertà della mia famiglia. Andavo a piedi a scuola, facevo 15 km perché non avevo i soldi per l’autobus e mi allenavo in una palestra che chiamare topaia era poco. Alla fine dello spettacolo che portiamo nelle scuole parliamo di bullismo coi ragazzi e di criminalità”. Oliva si è soffermato sul problema della droga: “Sono dentro il problema droga, ho collaborato con don Gelmini, cerchiamo di far capire a questi ragazzi gli strumenti per stare lontano dalla criminalità. Manca la cultura a questi ragazzi. Ecco perché dobbiamo investire sulla cultura e parlare di bullismo”. L’olimpionico di Mosca ’80 ha ricordato il successo che ne lanciò la carriera: “Fu particolare, passai dalla vittoria olimpica di Mosca, un momento di grande gioia, alla grande tristezza quando mi riferirono della strage di Bologna. Fu un
momento di grande tristezza, ero cosi’ costernato – ha concluso –
che non riuscii a gioire”.