I militanti chiamati a chiarire attraverso la piattaforma se vogliono ¡I governo col Pd Ma ¡n tanti non si fidano e l’avvocato dei transfughi avvisa: «I controlli sono pochi» AntonioRapisarda. Inciudo giallo-rosso o urne anticipate? Parola a Rousseau. Tutto, sulla carta, è appeso ai click della controversa piattonila sviluppata dalla Casaleggio assodati alla quale, oggi come mai, Luigi Di Maio e il figlio del guru, Davide, hanno affidato – tra l’irritazione del Quirinale e i mal di pancia della sinistra 5 Stelle che stavolta avrebbe fatto volentieri a meno della democrazia diretta – la «responsabilità» del secondo governo non votato direttamente in soli quattordici mesi. Questa volta addirittura accanto ai nemici giurati (o ex) del Pd: fino a qualche giorno fa «il partito di Bibbiano». Toccherà a 115mila iscritti alla piattaforma esprimersi oggi, dalle 9 alle 18, rispondendo alla domanda: «Sei d’accordo che il M5s faccia partire un governo, insieme al Partito Democratico, presieduto da Giuseppe Conte?». Un quesito «chiarissimo». E già qui troviamo la prima anomalia, dato che a differenza della consultazione riguardante l’intesa con la Lega («Approvi il contratto del governo del cambiamento?», questo era il testo, molto vago, votato favorevolmente dal 94% dei votanti), stavolta il riferimento al Pd c’è tutto: tanto che c’è chi legge il richiamo diretto come un assist a quei militanti infuriati per la trattativa con i dem. È vero, nel quesito si trova anche il premier Conte: e questo – a rigor filologico – dovrebbe rappresentare un elemento di rassicurazione per chi spinge all’intesa. Eppure che in casa 5 Stelle regni il caos è testimoniato dal giallo sulla risposta. Per qualche ora, infatti, è filtrato il format della piattaforma con prima il «No» e solo dopo il «Sì». Un’inversione dell’ordine che ha alimentato i sospetti su un presunto suggerimento, col risultato che i responsabili della piattaforma sono stati costretti alla fine a tornare all’ordine naturale delle risposte. Con queste premesse si capisce bene la posta in palio. Di Maio non ha anticipato il suo voto ma ha fatto filtrare che «la nascita del nuovo governo dipenderà dal voto degli iscritti M5s». Più esplicito Stefano Patuanelli: «Se dovessero prevalere i no, Conte dovrà sciogliere la riserva di conseguenza: in modo negativo».