Stabilito che “le concentrazioni di cloro libero comprese fra 0,7e 1,5 mg/nell’acqua delle piscine,
previste dalle norme vigenti, sembrano ampiamente in
grado di prevenire la diffusione del Covid-19” e che
“l’evaporazione dell’acqua clorata potrebbe, almeno a breve
distanza, limitare il rischio di propagazione di una carica
virale infettante tramite le vie aeree”, la Federnuoto ha
varato, inserendole in un lungo documento, le misure di
sicurezza da adottare per far ripartire, nella fase 2,
l’attività nelle piscine da lunedì 4 maggio.
“Per quanto riguarda la densità di affollamento, si ritiene
di conservare – è scritto nella nota della Fin – l’indice, già
previsto,di almeno 5 mq a persona negli spogliatoi. Per le
palestre si considera un indice di 7 mq per persona. Per lo
specchio d’acqua, allo scopo di mantenere la distanza
interpersonale di sicurezza durante l’attività, si ritiene
invece di considerare, raddoppiando le superfici per
persona, per il tempo ritenuto necessario dalle autorità
competenti,un indice di almeno 10 mq per gli allenamenti degli
atleti riconosciuti di interesse nazionale in vista della loro
partecipazione ai Giochi Olimpici o a manifestazioni
nazionali ed internazionali”.
Detto che anche per chi opera all’interno di questi impianti
ci sarà la misurazione della temperatura e che non sarà permesso
entrare a chi ha 37,5 o oltre, si auspica poi “presumibilmente
dal 18 maggio” la possibilità che ci siano “almeno 7 mq a
persona per l’attività sportiva di base”, che vorrebbe dire la
ripresa di quella che la Fin definisce “la fase 2 B”, “inclusa
l’attività didattica e la balneazione”. Viene poi precisato
che “questi presupposti impongono che,allo stato attuale,
all’interno delle piscine possa essere svoltala pratica
agonistica delle diverse discipline della Fin soltanto in
modalità individuale”. Come dire che di giocare a pallanuoto per
ora non se ne parla.