La medaglia stavolta la chiama ‘amore’ e piange di gioia. E’ il suo ultimo mondiale, e arriva l’ottava meraviglia, la quarta d’oro, in quei 200 stile attorno a cui da 15 anni ruota in fondo tutta la sua vita. E pensare che Federica Pellegrini con quelle quattro vasche di acqua e pensieri due anni fa, dopo l’ennesima impresa messa a segno a Budapest, aveva detto di aver chiuso: terzo oro sulla distanza e la parola fine. “Basta, ora sono in pace con me stessa” il punto che sembrava definitivo. Ma i titoli di coda non sono la specialita’ della casa della Divina del nuoto azzurro, capace a Gwanju di prendersi di autorita’ e a 31 anni l’ennesimo titolo iridato di una specialita’ da cui nemmeno le millennials sono riuscite a spodestarla. Immensa, inarrivabile, nessuna come lei: ormai il vocabolario fatica a definire la vita-impresa di questa campionessa infinita. Sempre li’, sempre sul podio mondiale dei 200 stile per l’ottava volta consecutiva (e’ stata argento a Kazan 2015 e Barcellona 2013, oro a Shanghai 2011, Roma 2009 col record del mondo che ancora detiene, a Budapest 2017 e Gwanju 2019, terza a Melbourne 2007 e seconda a Montreal 2005). Nella vasca coreana la Fede nazionale si supera con un tempo straordinario, 1’54″22, terza prestazione mai nuotata e la migliore in tessuto. Le ultime due vasche sono una marcia trionfale: alle sue spalle la 18enne aussie della Tasmania, oro nei 400, Ariane Titmus, che deve accontentarsi dell’argento in 1’54″66. Bronzo per la svedese Sarah Sjoestrem (1’54″78). E sono lacrime per la campionessa di Spinea: “Piango di felicita’, e’ il mio ultimo mondiale – ammette Federica – Questa medaglia e’ qualcosa che va oltre tutto. E’ stata una gara incredibile. Mi sono sentita sempre come volevo. Metro dopo metro. Il mio ultimo mondiale. Il mio miglior tempo col costume normale. Non potevo aspettarmi di meglio. Sono stati due anni in progressione. L’anno scorso abbiamo intrapreso un’altra strada anche al di fuori del nuoto; agli europei abbiamo disputato delle gare secondarie e abbiamo ricominciato ad allenare seriamente i 200 da gennaio. E’ stata una scommessa vinta e ne sono felicissima. Devo ancora realizzare quello che ho fatto. Veramente. Ho preso i miei anni di mezzo servizio. Ho preso il mio anno sulla velocita’ che poi mi e’ servito. Ho il lavoro di un grande team alle spalle che studia anche i dettagli come l’altura pochi giorni prima di raggiungere Gwangju. Se dovessi scrivere sulla lavagna il tempo dell’ultima gara della mia vita sarebbe 1’54″0 e ci provero'”. Al traguardo, l’ennesimo, ci sono i Giochi di Tokyo e li’davvero dice di voler mettere la parola fine. “Ora sono in estasi, il prossimo anno chiudero’ con le Olimpiadi. La ricetta magica? A me piace faticare, allenarmi per me e’ l’unica strada ed e’ normale poi percorrerla. Sono stati anni bellissimi, sofferti, ricchi di emozioni forti che sicuramente vivro’ in altri modi”. A Budapest due anni fa pensava di aver gia’ messo il sigillo su tutto, riprendendosi lo scettro dei 200 e infliggendo a Katie Ledecky la prima sconfitta internazionale. Con 51 medaglie e la prospettiva di far calare il sipario a Tokyo quando nuotera’ la quinta Olimpiade, Super Fede incassa la standing ovation dell’Italia intera. “Non so come abbia fatto – racconta il tecnico Giunta -. Ho rischiato l’attacco di cuore. Il suo tempo e’ mostruoso. Dimostra che deve fare quello che vuole e come lo vuole. A gennaio mi aveva detto che voleva nuotare i 200 e bene. Si e’ rimessa ad allenarsi con anima e cuore. Sicura, eccezionale, non le avevo mai visto gestire la gara cosi’ dalle semifinali in poi. Credo che sia molto vicina al massimo della sua forma”. A Tokyo avra’ la chance di cominciare la sua ennesima seconda vita, stavolta fuori dall’acqua: il presidente Giovanni Malago’ ha annunciato che verra’ candidata a membro Cio. Intanto c’e’ il momento magico da vivere, l’ennesima impresa che la fa piangere di felicita’. Per un oro targato love.

A cura di Onofrio Volpe