Il libro di Pietro Parisi, appena edito da Marotta&Cafiero, non è il solito libro di cucina, non è la biografia di uno chef che ha avuto maestri eccellenti e successo. Non è l’ennesima raccolta di ricette, ma è un omaggio al lavoro semplice e antico del contadino, un omaggio alla terra di Palma Campania, culla di origine di Parisi, e ai prodotti buoni che ne derivano.
Pietro, figlio di contadini e cuoco, racconta i volti dei suoi fornitori: piccoli agricoltori e artigiani che gli assicurano ogni giorno le produzioni migliori. C’è Assunta che è la signora dei Friarielli, e c’è Paolo che è l’uomo delle mozzarelle, “mani enormi e sguardo vivace”. Nel racconto affiorano i ricordi dell’infanzia, della nonna Nannina, sua maestra di vita e di cucina, e di riti familiari come la preparazione delle buatte di pomodoro.
In questo modo personalissimo, Pietro racconta il territorio, le tradizioni contadine del suo popolo malgrado l’avanzata di cemento e mode contemporanee. E racconta la ricchezza agro alimentare della Campania, di questo fazzoletto di terra compreso tra il Vesuvio e gli appennini dell’Irpinia, l’agro Nolano e l’agro Nocerino Sarnese.
Dal pomodoro San Marzano all’erba pucchiacchella, il libro restituisce una Campania felix, di sapori e piccole produzioni che rischiano di essere dimenticate, e di tradizioni secolari, tramandate di famiglia in famiglia, come la “buatta” e la cucina degli avanzi.
Ne viene fuori un messaggio profondo che è il rispetto per la propria terra, l’approccio etico e solidale verso chi lavora e produce.