I segnaposto per il pranzo di Natale quest’anno rimarranno nel cassetto della cucina. Il Dpcm con le
misure di contrasto alla pandemia taglia il numero dei
commensali, detta regole sulle distanze interpersonali anche a
tavola, e frena l’arrivo per la ricorrenza di residenti in altre
regioni. E se non potra’ arrivare la zia dalla Campania con gli
struffoli ne’ il cugino dal Trentino con lo strudel, le uniche
alternative per portare tipicita’ a tavola sono cimentarsi con
farina e lieviti tra le mura domestiche o il sempreverde “pacco
da giu’ “, il paniere di leccornie ‘home made’ spedito come gesto
d’affetto ai fuori sede.
L’alternativa vincente per salvare la tradizione di golose
feste e’ , mai come ora, l’e-commerce, con ordini online dei menu
di ristoranti e pizzerie, aperti solo per l’asporto, oppure
ordinativi sul web di pasta fresca, contorni, cacciagione e
pescato del giorno. Per la tombolata mandarini e castagne si
trovano facendo la coda nei negozi e al supermarket. Mentre sara’
dura, almeno per chi abita in citta’ , riuscire a portare a tavola
funghi porcini e tartufo bianco. Un problema che hanno anche i
cugini francesi il cui Natale avra’ due grandi assenti dal menu
tradizionale: le coquilles Saint-Jacques, le capesante, messe
all’angolo nei mari bretoni dal proliferare di stelle marine, e
le cosce di rane. Vengono chiamati “Froggies”, mangiatori di
rane, perche’ ne divorano circa 4.000 tonnellate ogni anno,
secondo l’Agenzia per la sicurezza alimentare. Oltralpe sono
specie protette dal 2007 e la raccolta commerciale in natura e’
vietata. Ma i gourmand le adorano fresche, fornite dagli
allevatori della Normandia, perche’ la carne e’ molto piu’ delicata
e soda.
Col lockdown l’allevamento e’ al palo in quanto fornitore
principalmente di ristoranti, anche oltralpe chiusi per
l’emergenza sanitaria. Il Covid dunque impone menu autarchici
per quanto riguarda il fresco, e regole su regole. Per quel che
riguarda il distanziamento a tavola Stefania Boccia, Ordinario
di Igiene all’Universita’ Cattolica, campus di Roma, ricorda
l’importanza del ricambio d’aria: occorre tenere aperte le
finestre creando una piccola corrente. La mascherina va rimossa
solo al momento di sedersi a tavola e, al termine del pasto, va
subito indossata di nuovo. Inoltre, Boccia consiglia: “Mettiamo
i nonni a mangiare in un’altra stanza o, se il soggiorno e’ molto
grande, teniamoli ben distanziati dagli altri, in un tavolo
separato o seduti sul divano”. Tornando al menu, secondo
Cia-Agricoltori Italiani, vincera’ in 2 case su 3 il menu tipico
regionale. Se per le tavole natalizie il budget e’ fino a 2,6
miliardi di euro, quello per il 31 dicembre e il pranzo del
primo gennaio sfiorera’ i 2 miliardi. Protagonisti ragu’ , bollito,
tortellini in brodo, verdure in pastella, abbacchio, pandoro e
panettone farciti. Per la prima volta, stima la Cia, caleranno
gli acquisti di zampone e cotechino, un terzo in meno rispetto
ai 6 milioni di kg consumati nel 2019; un duro colpo su un giro
d’affari prettamente natalizio da 28 milioni di euro. A
compensare questo piatto sara’ il pesce cucinato in 15 milioni di
famiglie, dove capitone e spigola in testa, seguiti da baccala’ ,
tonno, alici, sarde e sgombri, vinceranno sul pescato piu’
pregiato. Il Made in Italy trovera’ comunque tutti d’accordo.
Dopo tanti esotismi vince dunque “il valore consolatorio della
cucina della nonna” conclude Cna Agroalimentare e Cna Turismo e
Commercio. E essendo in pochi, almeno non si litighera’ per
l’angolo di lasagna.