Nei suoi salottini arredati in stile liberty, con stucchi e statue di fine Ottocento, sono
passati Capi di Stato e monarchi. Da Cossiga a Mattarella, lo
storico caffe’ Gambrinus e’ una tappa obbligata per molti quando
arrivano a Napoli. Ma il Covid-19, e la crisi economica che ne
deriva, sembra non voler risparmiare neanche lo storico caffe’ a
due passi da piazza del Plebiscito. “Il crollo del fatturato e’
dell’80% – spiega Antonio Sergio, che insieme con il fratello
Arturo ne e’ il proprietario – di questo passo, entro un paio di
mesi rischiamo di dover chiudere. Se continua cosi’ , noi non
siamo piu’ in grado di continuare”.
Quello che Sergio dipinge e’ il piu’ drastico degli scenari. “Per
la prima volta, da oggi, abbiamo 15 dipendenti in Cassa
integrazione, su un personale di 45 persone. Viviamo soprattutto
di turismo, ma tra i nostri clienti ci sono anche i napoletani
che fanno una passeggiata. Ora per strada non c’e’ nessuno”.
E nell’ora di punta per un bar, al Gambrinus non entra nessuno,
oggi, a prendere un caffe’ nemmeno al banco. Ai tavolini
all’esterno sono seduti in totale quattro clienti, altri due
sono nella sala interna. Un vuoto e un silenzio normalmente
sconosciuti nello storico caffe’ sempre affollato.
Oggi alle 18, cosi’ come prevede l’ultimo Dpcm, anche il
Gambrinus si fermera’ . “Sono d’accordo sull’adozione di misure
anche drastiche da parte del Governo – spiega il suo titolare –
ma servono sostegni economici reali, le spese restano le stesse.
E intendo luce, acqua, gas, i fitti commerciali”.
Sergio si dice “sconfortato”, naviga a vista in attesa di
ordinanze regionali, chiarimenti, rettifiche, “come tutti i
proprietari di esercizi pubblici”. “Fino a mezz’ora fa –
racconta – sapevo ed ero certo di dover chiudere alle 18 e
basta, poi arriva la questione dell’asporto. Non ho ancora
capito come devo organizzare questa cosa”.
Sergio spiega di non essere favorevole alla sospensione del
campionato di calcio, e lancia un parallelo sul valore sociale
che hanno lo sport di vertice e i locali. “Il calcio ha una
funzione sociale fondamentale, tra amici la prima cosa di cui si
parla e’ l’ultima partita, il calciomercato – afferma – ma i bar
non sono da meno. Sono luoghi in cui la gente viene e si
rilassa, prende un caffe’ , scambia chiacchiere. Vorrei che ci
fosse riconosciuto lo stesso ruolo, la stessa funzione sociale”.
Nel caffe’ , 400metri quadrati in totale, restano i camerieri
fermi ad aspettare clienti che non arrivano. “Ma ne arrivasse
anche uno soltanto – conclude Sergio – dobbiamo servirlo come
facciamo sempre, non vogliamo ne’ possiamo creare alcun disagio”.