Quando la moglie chiede che le vengano restituiti gli effetti personali del marito scopre che gli è stato rubato tutto, perfino la fede. Via il portafogli e via anche il cellulare con il cari ñ a batte rie. Lo sconforto del cognato: «Hanno rubato anche dei pigiami nuovi che gli avevamo portato». Una lettera al consigliere Francesco Borrelli e la denuncia ai carabinieri. Cotugno, muore in terapia intensiva «Rubati fede , portafoglio e telefonino. Si chiamava Nicola, 60 anni, è morto di Covid al Cotugno dopo solo qualche giorno di ricovero. È entrato in ospedale convinto di rimanerci giusto il tempo di un tampone, purtroppo non è andata cosi. Quando il personale sanitario ha avvisato la famiglia per lui non c’era già più niente da fare. Dolore, rabbia e disperazione. Poi la richiesta di riavere i suoi effetti personali: «Nicola non pensava che lo avrebbero ricoverato subito racconta il cognato, Giuseppe Fucile – quella mattina tenne con sé la fede, il portafoglio, il portadocumenti con le carte di credito e naturalmente il suo cellulare”. Cominciamo dalla fine: quando la moglie di Nicola ha aperto la busta nella quale dovevano gli oggetti del marito, non ce n’era più traccia. Andiamo con ordine. La storia comincia il 22 settembre, a Nicola sale la febbre, poco meno di 38 e un po’ di mal di gola. Un paio di giorni di attesa sperando che fosse solo una influenza, poi la decisione di andare al Cotugno: «La febbre non scendeva e la tosse aumentava – racconta ancora il cognato – un tampone era necessario, non volevamo più aspettare. Da qui il trasporto in ospedale, la positività e il ricovero immediato». Nicola il 25 settembre viene trasferito in terapia intensiva e intubato, morirà t’8 ottobre senza neanche poter dire addio alla famiglia. «Il giorno dopo la sua morte ho telefonato in ospedale, volevo solo sapere quando sarebbe stato possibile andare a prendere i suoi effetti personali. Mia sorella non aveva neanche la forza di uscire, chiese a me di occuparmene». Una operazione che si rivelerà subito piuttosto complessa: «Provo a contattare la direzione sanitaria – aggiunge – ma ai due numeri trovati sul sito non rispondeva mai nessuno. Credo di averci provato decine di volte