Questo fenomeno di disintegrazione economica, mai si pensava potesse accadere, ha decisamente determinato il blocco dei flussi economici, le relazioni finanziarie, ha cambiato i modelli di consumo, le decisioni di dove investire e come investire, ha determinato il diverso scambio di persone e di merci. Provocherà decisioni e scambi tra la parte più avanzata dell’Italia. L’Italia così designata aggraverebbe quel processo già in atto di deindustrializzazione delle aree del Mezzogiorno. Come è noto, i processi di sviluppo economico sia regionale che interregionale sono processi che si articolano su capisaldi che è possibile identificare con le aree ed i poli metropolitani. Cosa può significare, per la realtà spaziale del Mezzogiorno ed in particolare per la Campania, la nuova dimensione provocata dal Covid-19? La Campania con Napoli è la Regione con un numero di addetti complessivamente superiore tra quelli che manifestano una nuova vitalità dovuta ad una situazione contingente favorevole; ha visto un incremento nel campo turistico, alberghiero, crocieristico, fieristico e del trasporto, con una crescita complessiva della popolazione lavorativa rispecchia un sintomo di vitalità della base economica. Ed è in questo campo che deve prevalere il concetto di “organizzazione“ per una ripartenza. Necessitano appositi canali di comunicazione e che si traducano in flussi (di informazione, di ordini, di persone, di risorse economiche, di beni materiali). E’ proprio su questi aspetti relazionali che bisogna puntare, di azionare, di sicurezza. I processi e i fattori del decentramento, la variazione del numero dei flussi e degli occupanti devono apparire sufficienti a cogliere la profondità dei mutamenti che dovrà avere la struttura delle funzioni di tipica garanzia che questa stagione richiede. E’ utile ragionare intorno alle attività e funzioni per le quali operano fattori rispettivamente di concentrazione e di decentramento e sulla natura di tali fattori, per poi verificare il grado effettivo di presenza di tali funzioni e fattori in questa parte o quella parte del territorio, non lasciando al caso i sistemi urbani di uno e l’altro territorio. Se, dunque, la crisi provocata dal Covid-19 non risparmia le industrie, bisogna mettere in campo nuove conoscenze, e la capacità di valutare la probabilità della loro utilizzazione e, infine, la possibilità di adeguare, a costi sostenibili, l’organizzazione delle risorse professionali delle imprese alle esigenze poste da tale utilizzazione per riprendere a produrre in piena sicurezza. I grandi impianti industriali, si troveranno di fronte, infatti, ad una concentrazione di lavoratori, l’insieme degli scambi di turnazione, in tale mutato contesto, si misura prevalentemente il contenimento delle concentrazioni. Da questo contesto non può restare fuori una rinnovata politica del trasporto pubblico, che aumenti la connettività delle reti e migliori le connessioni dei sistemi urbani, che rivoluzioni il ruolo e la funzione del sistema della mobilità urbana, appare come una condizione certamente necessaria, la mobilità di una diversa funzione di trasporti che limiti l’integrazione fisica, la questione della distanza sociale diventa prioritaria, bisogna mutare il suo ambiente interno, in rapporto alle esigenze impartite dall’emergenza, inoltre predisporre aree attrezzate nei depositi per lavaggio, sanificazione degli autobus ogni qualvolta rientrano e o iniziano il loro turno. Il numero consentito, stretto alle aree di demarcazione, eviti “agglomerazione”. Il concetto di “organizzazione” è il presupposto per relazioni funzionali affinchè garantiscano i flussi di risorse economiche senza compromettere la sicurezza individuale. I processi e i fattori del decentramento devono essere sufficienti a cogliere la profondità dei mutamenti che il Covid-19 determina nell’economia e nel sociale. E’ ormai acclarato che la via maestra per difendere e promuovere la competitività della produzione della Regione, senza compromettere la salute dei lavoratori e dei cittadini, in particolare, è quella dell’aumento della sicurezza e degli investimenti ad essa finalizzati. L’innovazione e quindi la disponibilità e l’accessibilità a nuove conoscenze, la capacità di valutare la probabilità della loro utilizzazione, la possibilità di adeguare a costi sostenibili l’organizzazione e le risorse professionali delle imprese alle esigenze poste da tali utilizzazioni. Il grado di presenza di questi presupposti a sua volta dipende, a seconda di singola impresa o gruppo, dalla possibilità di mobilitare e ammortizzare ingenti investimenti. Questa nuova dimensione necessita di capacità e di cooperazione tra i vari soggetti. La Regione deve avere la funzione di contatto e collegamento di imprese, servizi finanziari e reali, istituzioni e pubbliche Amministrazioni, Associazioni e Sindacati, e del loro comune orientamento. I Processi innovativi devono essere subito esecutivi, non si può attendere la data della ripartenza e farsi trovare impreparati. Ad oggi manca ancora il minimo indispensabile; distributori ed impianti di sanificazione con disinfettanti da predisporre all’ingresso di ogni industria ed esercizio commerciale, zona munita di termoscanner nelle grandi aziende e centri commerciali, distributori di mascherine e guanti che dovranno essere obbligatori. A distanza di due mesi dalla presenza del Corona Virus, la Sanità campana ha raggiunto livelli minimali di test sierologici e tamponi. Alla ripartenza e al ritorno graduale ad una vita normale prevista per il 4 Maggio auspichiamo che questi livelli raggiungano una accettabile percentuale.