Si legge sui giornali che il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris ha rilanciato, con un tweet postato sui social-network, l’ipotesi di ospitare a Napoli le Olimpiadi del 2028, coinvolgendo nella sua proposta anche le altre regioni del Sud Italia se il Sindaco Virginia Raggi ufficializzerà il ritiro di Roma dalle città candidate per il 2024 (edizioni per le quali ormai il processo di selezione è già in corsa). Del resto secondo l’ex PM si potrebbe sfruttare in questo senso la scia delle Universiadi del 2019 che Napoli dovrà accogliere. All’uopo ci viene da chiederci, ma con quali presupposti? Non sappiamo, del resto, cosa si sta programmando e realizzando in città per quest’ultimo evento. Ricordiamo, invece, cosa ha generato l’inerzia e la passività istituzionale di De Magistris nel ricercare soluzioni istituzionali per rendere vivibile, sicura ed economicamente competitiva la città di Napoli forte anche della sua ottima posizione strategica nel Mediterraneo. Gli errori e le nefandezze politiche delle giunte Bassolino e Jervolino non sono state azzerate; il Bilancio delle casse comunali è in rosso; 8 su 10, tra edifici pubblici e scuole, non sono in sicurezza; le strade in centro e soprattutto in periferia sono ridotte a colabrodo; cantieri perennemente aperti; sicurezza pubblica ridotta ai minimi termini; economia che stenta a decollare nonostante le notevoli potenzialità che la città possiede; uno dei più alti tassi di disoccupazione giovanile. Insomma fatti noti a tutti. Nonostante ciò il Sindaco ci prova con Napoli per le Olimpiadi del 2028. Proprio lui che con un taglio netto ha cancellato quel poco di buono che le giunte passate avevano proposto: stiamo parlando del Forum delle Culture, occasione più unica che rara per internazionalizzare le potenzialità culturali, storiche e architettoniche
della città e per far conoscere al mondo le idee e i progetti di studenti, giovani laureati ed imprenditori in uno scambio sinergico di conoscenze e di ricchezze culturali con altre realtà internazionali. Ma questo DeMa l’ha da tempo rimosso dalla sua mente ed ora si lancia a capofitto in un’altra prova di protagonismo dimenticandosi (o facendo finta) che la città, con la sua politica del “non-fare”, non sarà mai pronta ad organizzare un evento così impegnativo. E chi poi vigilerebbe sulla legalità delle opere, con quali fondi ed in che modo visto che la città non è pronta ad una quotidianità “normale”, figuriamoci per un evento con gli occhi puntati di tutto il mondo. Del resto dopo il flop di Roma non sarebbe credibile un’altra candidatura a breve tempo, anzi servirebbe una riflessione ed una sinergia istituzionale a livello nazionale invece di creare strappi e lacerazioni e lanciarsi in estemporanee dichiarazioni “pindariche” che dividono invece di unire isolando ancor più la città dalla scena politica nazionale.