Al grido di “me too”, l’hashtag sul social network Twitter con cui le donne di tutto il mondo hanno denunciato la vastita’ del fenomeno delle molestie sessuali sul lavoro, a Hollywood, nel pomeriggio di domenica donne – e uomini – hanno marciato nella zona del Dolby Theater, lo stesso che a inizio anno ospita la cerimonia degli Oscar. Due differenti marce, Take Back the Workplace March e a seguire la #MeToo Survivors March sono state organizzate in seguito allo scandalo che ha coinvolto prima il produttore Harvey Weinstein e poi un grande numero di celebrita’ e uomini potenti, a Hollywood ma non solo. “Harvey Weinstein is a joke – women workers just got woke!”, cantavano le donne in marcia, Harvey Weinstein e’ uno scherzo – le donne lavoratrici si sono svegliate, e poi: “Your junk is not my job!”, i tuoi genitali non sono il mio lavoro. Con questi slogan la marcia si e’ snodata per le strade del cuore di Hollywood, dove il cinema e’ nato e dove il fenomeno delle molestie sessuali sul luogo di lavoro e’ reso ancora piu’ sordido dall’enorme potere che un produttore puo’ avere nelle sorti della carriera di una lavoratrice dello spettacolo. A organizzare la marcia e’ stata Tarana Burke, la donna che ha creato il “Me too movement”, diventato famoso dopo che Alyssa Milano l’ha rilanciato con un suo intervento su Twitter. “Non voglio passare un attimo della mia vita a insultare persone che non meritano neppure di respirare la stessa mia aria – ha detto la donna ad un picchetto di 200 persone davanti al Teatro Cinese di Hollywood – Questa giornata non e’ per loro, e’ per noi”¦ Ogni volta che vedete il simbolo #MeToo, questo rappresenta una
storia nata in una tragedia ma che ha trovato la sua strada
verso il trionfo”.
Il movimento MeToo e’ ora diventato popolare ma e’ nato piu’ di
una decina di anni fa. Allora era mirato soprattutto a portare
alla luce un fenomeno che colpiva con particolare ferocia le
donne piu’ svantaggiate, appartenenti alle comunita’ di colore e
latine. “La giornata di oggi servira’ a ribadire che non vogliamo
piu’ stare zitte – ha concluso la Burke – Il silenzio finisce
oggi”.