La modella esce sulla passerella della fashion week di Milano Donna. Ha un corsetto di pelle nera
stringato a coprire seni minuscoli. Le braccia sono
scheletriche. Due lacrime nere sono dipinte con il make up sotto
gli occhi del viso della ragazza. Le sue misure sono: 81- 63
-79. La taglia 34. E non è l’unica super magra della sfilata di
Gucci. Il tema dell’utilizzo di modelli e modelle sottopeso
torna d’attualità: Elisa D’Ospina, modella curvy che si batte da
anni contro i disturbi alimentari di cui anche lei ha sofferto,
ha lanciato l’allarme con una petizione su Change.org che ha già
raccolto in poche ore oltre 17 mila firme. “Hai presente una
taglia 34? E’ inammissibile – scrive D’Ospina – proporre un
modello con queste misure. Ritengo opportuno che venga firmata
una carta in cui tutte le case di moda si impegnano a non
utilizzare mai più persone in evidente sottopeso. Chiedo inoltre
la presenza di personale competente, che si occupa di disturbi
alimentari, al fine di valutare l’idoneità dei casi sospetti”.
La Camera della Moda Italiana e il Comune di Milano avevano
approvato nel lontano 2006, un codice anti-anoressia in cui era
previsto che, per sfilare, le ragazze dovevano avere un giusto
rapporto tra peso e altezza. Il tema non è solo milanese:
“Purtroppo in queste ore anche a Parigi abbiamo visto tantissime
ragazze sottopeso in passerella”, scrive la D’Ospina in un
aggiornamento sulla piattaforma delle petizioni ringraziando per
il sostegno.
E’ passato tempo dal Manifesto sempre del 2006 contro
l’anoressia dell’allora ministra Giovanna Melandri, fino al
codice di autoregolamentazione degli stilisti, alla carta comune
per il benessere delle modelle e dei modelli siglata nel 2017
dai gruppi del lusso LVMH e Kering (proprietari di marchi come
Gucci, Dior, Bottega Veneta, Louis Vuitton, Saint Laurent,
Fendi, Givenchy o Loro Piana). C’era stata perfino una proposta
di legge presentata alla Camera dei Deputati dalla deputata del
M5S Azzurra Cancelleri per dire stop alle modelle ‘taglia zero’
che stabiliva il divieto d’impiegare in sfilate o campagne
pubblicitarie modelle con un indice di massa corporea (rapporto
tra peso e altezza) pari o inferiore a 18,5, indicato
dall’Organizzazione Mondiale della Sanita’ come livello al di
sotto del quale si puo’ parlare di malnutrizione.
Ma a quanto mostrano le foto recenti, il tema non ha perso
d’attualità e sembra andare in direzione contraria e opposta
alla tendenza della moda di diventare più vicina ai modelli
reali delle persone e più consapevole rispetto all’ estetica
proposta, trasmettendo invece così un’immagine rischiosa in cui
l’eccessiva magrezza sembra vincente perchè lo sceglie la griffe
più cool e viene letta come modello da imitare. Seppure in
relazione non alla magrezza ma più in generale alle tendenze,
anche Giorgio Armani durante la fashion week ha parlato di
‘stupri’ degli stilisti intendendo le forzature che fanno nelle
loro proposte inducendo ad imitazioni. Proporre dalle passerelle
un’estetica sottopeso è pericoloso e può far male alle fragilità
giovanili. Il discorso vale per le ragazze ma anche per i
ragazzi, dal momento che le passerelle sono piene di giovani
scheletrici e i disturbi alimentari sono in crescita anche tra i
maschi, come tristemente ci ricorda la morte qualche giorno fa
di Lorenzo Seminatore, 20 anni, per anoressia.