Gli uffici di giudice di pace soppressi con la revisione del settore sono stati circa 500. Sel’emendamento al milleproroghe passera’, l’auspicio e’ che almeno la meta’, 200-250, possa riaprire, in particolare gli uffici dei
comuni piu’ grandi o con un grande bacino d’utenza, dove e’ venuto meno un presidio di giustizia”. E’ la valutazione di Alberto Rossi, segretario generale dell’Unione nazionale giudice di pace (Unagipa), sull’emendamento al Milleproroghe che concede tempo fino al 30 giugno agli enti locali per chiedere il ripristino degli uffici del giudice di pace soppressi a patto che si facciano carico delle spese. “I Comuni potranno fare domanda
motivata, poi spettera’ al Ministero della Giustizia verificare se gli enti garantiscono copertura finanziaria e formazione del personale”, afferma Rossi. L’Unagipa avanza tre richieste: “Consentire che anche un
Comune singolo, se ha un bacino d’utenza importante, possa fare richiesta per riaprire l’ufficio del giudice di pace; una maggiore elasticita’ nella formazione del personale giudiziario, perche’ si tratta di trasformare degli impiegati comunali in cancellieri e i tempi non possono essere troppo brevi; e che il ministero si attenga alla legge”. La questione dei giudici di pace e’ al centro di un contenzioso. A Palestrina, per esempio, il Tar ha ordinato la riapertura dell’ufficio soppresso, e ora “un’altra ventina di
Comuni ha impugnato l’ultima direttiva ministeriale”, spiega Rossi. In questo quadro, la norma inserita nel milleproroghe potrebbe offrire dei criteri di riferimento. La lista dei centri
interessati snocciolata da Rossi e’ lunga: Mestre, Empoli, Montevarchi, Frattamaggiore, Cesena, Sassuolo, Recanati
Castellammare di Stabia, Torre del Greco, San Benedetto del Tronto, Fiumicino, Anzio, solo per citarne alcuni. “Ci sono Comuni che hanno 100mila abitanti o piu’. Altri, come Desio o
Gallarate, sono sui 50-60mila, ma con un bacino d’utenza tra i
200 e i 400mila cittadini”. Intanto dal 9 al 14 marzo i giudici di pace saranno in
sciopero contro la riforma della categoria e hanno chiesto di
essere sentiti in merito sia dal Csm sia in commissione
giustizia del Senato