Le risorse in manovra per la sanità non sono quelle auspicate e chieste dai sindacati medici, che si dicono pronti alle barricate per difendere il Servizio sanitario nazionale definendo “scandalosa” la legge di bilancio approvata. Un giudizio condiviso dalle opposizioni mentre, all’indomani dell’approvazione da parte del Cdm, sigle e associazioni contestano il ‘balletto di cifre’ per il settore. La premier Giorgia Meloni, da Bruxelles, precisa tuttavia che “non ci sono mai state così tante risorse sulla sanità ed il fondo sanitario arriverà a 136,5 miliardi nel 2025 e a 140 miliardi nel 2026”. Ed aggiunge: “La sanità rimane una delle nostre priorità. Queste sono le risorse che abbiamo. Non avessimo speso allegramente negli altri anni, ne avremmo stabilite di più”. Ma la polemica diventa subito accesa. All’annuncio iniziale che i 3,5 miliardi ottenuti dal contributo delle banche e delle assicurazioni sarebbero andati alla Salute, è infatti seguita una doccia fredda: dalle tabelle inviate a Bruxelles si desume, infatti, che gli importi della maggior spesa sul fronte sanitario ammonterebbero a poco meno di 900 milioni per il 2025 ed a 3,250 miliardi per il 2026. Cifre smentite però a stretto giro dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, che in una nota afferma che alla sanità non sono destinati solo i circa 900 milioni ‘netti’ che servono per assunzioni e stipendi e che, in realtà, valgono un impatto reale ‘lordo’ di circa 1.245 milioni. A questi poi si somma un miliardo già previsto in aumento con le norme in vigore: in pratica nel 2025, rispetto all’anno precedente – precisa il Mef – andranno 2.366 milioni di euro in più. Lo stesso titolare dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in conferenza stampa aveva commentato che il “meno deluso” dovrebbe essere proprio il
ministro Schillaci: “Non deve sommare semplicemente la voce che
mettiamo in questa legge di bilancio, ma anche quella che a
legislazione vigente era stata messa l’anno scorso e che dimostra
come cresce in modo sensibile la spesa sanitaria”.
A rassicurare, a margine del question time del pomeriggio, è
poi lo stesso ministro della Salute: “Nella manovra ci saranno
sicuramente risorse; la suddivisione tra questo anno e l’anno
prossimo è in corso”. Insomma, le maggiori risorse ci sarebbero
ma il nodo, secondo i camici bianchi, è fare chiarezza sui tempi
della concreta disponibilità dei fondi aggiuntivi e sul loro
utilizzo. Il punto, spiega Pierino Di Silverio, segretario del
sindacato dei medici ospedalieri Anaao, è che anche “la cifra
complessiva indicata, pari a 3,5 miliardi, non è sufficiente a
colmare i gap esistenti rispetto all’Europa. Per quanto riguarda
il personale medico, se la defiscalizzazione sugli stipendi verrà
realizzata in più tranche, come si ipotizza, allora per noi
sarebbe una presa in giro. Siamo pronti a forti azioni di
protesta”.
Parla di un ministero della Salute ormai divenuto un
“ministero senza portafoglio” il presidente della Fondazione
Gimbe Nino Cartabellotta, paventando il rischio di un ulteriore
depotenziamento della sanità pubblica. Per Filippo Anelli,
presidente della Federazione degli Ordini dei medici, è positiva
“l’attenzione del governo in un momento difficile per il Paese,
ma per dare un giudizio – dice – aspettiamo di vedere dove sono
allocate le risorse”.
Cauto anche il presidente della Conferenza delle Regioni
Massimiliano Fedriga: “Valuteremo la manovra quando avremo il
testo”. Sul fronte politico, se il vicepremier Matteo Salvini si
dice “orgoglioso che le banche restituiscano ai cittadini sotto
forma di sanità una parte dei loro guadagni miliardari”, il
leader di Azione Carlo Calenda rileva che “3,5 miliardi sulla
sanità non coprono neanche l’inflazione”. Per Pd e M5s, alla
sanità vanno solo “briciole”. “Annunciano 3,7 miliardi in più –
commenta la segretaria Pd Elly Schlein – ma la verità è che per
il 2025 mettono soltanto 900 milioni che si aggiungono al
miliardo già stanziato. Ma non ci faremo prendere in giro e
continueremo la battaglia per la sanità pubblica, perché il
diritto alla salute è scritto nella Costituzione”. Il leader M5s,
Giuseppe Conte, lancia infine un appello a Schillaci: “Guardate
che tutti i medici e gli infermieri sono sul piede di guerra e
noi con loro. 2,5 milioni di cittadini rinunciano alle cure per
motivi economici. Ministro Schillaci, se non ti danno i
finanziamenti, tu sei un tecnico, devi battere i pugni, devi
farti valere e, nel caso, metti sul tavolo le dimissioni”.