Le elezioni si avvicinano e il voto del 4 marzo deve essere visto come “una pagina bianca”: ora la penna passa agli elettori, anche ai giovani diciottenni che votano per la prima volta. Ma sono le forze politiche che devono riempire di “contenuti realistici” i programmi elettorali superando “la trappola dell’eterno presente”, obbligati a recuperare “l’orizzonte del futuro”. Sergio Mattarella compare puntualissimo alle 20.30 sugli schermi degli italiani dallostudio “alla vetrata”, quello famoso per le consultazioni s ulla formazione dei nuovi governi, quasi a voler rimarcare il taglio istituzionale del suo intervento. E con il suo stile asciutto punge la politica che si appresta a presentare agli italiani idee e programmi per il futuro. Non e’ stato infatti un discorso di routine per il presidente della Repubblica che per la prima volta nel suo settennato si e’ trovato a dover parlare agli italiani a Camere sciolte, ai nastri di partenza di una campagna elettorale che si annuncia incandescente.
“Non saro’ io a dettare l’agenda”, chiarisce subito Mattarella in un discorso brevissimo di appena 10 minuti, conscio che qualunque parola di troppo sarebbe letta come un’entrata a gamba
tesa nel dibattito politico. Per questo vola alto e richiama i
cittadini ad uscire dal torpore, a non avere paura del domani
perche’ “le difficolta’ sono superabili”. A non cadere “preda del
risentimento” e soprattutto a partecipare tutti al voto perche’
le elezioni sono “il vertice assoluto della democrazia”.
Alle forze politiche chiede di piu’ perche’ a loro “sono
affidate le nostre speranze”: Basta ciondolare “nella
sospensione del tempo, ora occorre preparare il domani”. Il capo
dello Stato non vive con lo sguardo rivolto al passato, del
quale pure bisogna nutrirsi (ad esempio con le proteine della
Costituzione), ma cerca di scuotere una politica che sembra
indietro rispetto alla corsa dei tempi: “bisogna interpretare, e
comprendere, le cose nuove. La velocita’ delle innovazioni e’
incalzante; e ci conduce in una nuova era, che gia’ cominciamo a
vivere”. Mattarella dall’alto dei suoi 76 anni pizzica il
pachiderma, lo invita a non arroccarsi sul rassicurante
presente: serve “coraggio perche’ l’autentica missione della
politica consiste proprio nella capacita’ di misurarsi con le
novita’, guidando i processi di mutamento”.
Ma soprattutto, e questo e’ il cuore del ragionamento del
presidente, i partiti hanno “il dovere di fornire ai cittadini
proposte adeguate, proposte realistiche e concrete”. Un dovere
“fortemente richiesto dalla dimensione dei problemi del nostro
Paese”. Niente demagogia, in sostanza. E tra i problemi quello
del lavoro che manca resta “il primo, ed e’ certamente la piu’
grave questione sociale” che chiunque vincera’ le elezioni dovra’
affrontare. “Anzitutto per i giovani, ma non soltanto per loro”,
aggiunge. E il Pd sembra recepire l’allarme del presidente tanto
che Matteo Renzi oggi ha rilanciato: “Le tre priorita’ per il
2018? Lavoro, lavoro, lavoro”, ha assicurato in un’intervista.
D’altronde il discorso di Mattarella ha riscosso un plauso
bipartisan, trovando consensi sia sulla necessita’ di combattere
la disoccupazione che sul rischio di rimanere intrappolati in
uno stanco presente.
C’e’ tanto altro nel messaggio che non manca di cucire
presente e passato per ricordare a tutti le conquiste della
storia, il benessere portato dall’Unione europea. E lo fa
parlando dei “ragazzi del ’99. Quei ragazzi di cento anni fa che
morirono nelle trincee per l’Italia e quei ragazzi di oggi che
per la prima volta si apprestano al voto in un clima di pace e
liberta’ senza precedenti per l’Europa. “In questi mesi di un
secolo fa – ricorda il presidente – i diciottenni di allora – i
ragazzi del ’99 – vennero mandati in guerra. Molti vi morirono.
Oggi i nostri diciottenni vanno al voto, protagonisti della vita
democratica. Propongo questa riflessione perche’, talvolta,
corriamo il rischio di dimenticare che, a differenza delle
generazioni che ci hanno preceduto, viviamo nel piu’ lungo
periodo di pace del nostro Paese e dell’Europa. Non avviene lo
stesso in tanti luoghi del mondo”.