“Un tributo a Napoli, incessante fonte di ispirazione per una moltitudine di musicisti, compositori, parolieri, poeti, arrangiatori, che si sviluppa in un percorso in quattordici brani proposto nei singolari arrangiamenti del pianista Giuseppe Di Capua”. Così Marina Bruno presenta La Feltrinelli Musica e Dischi di Napoli, “Parthenoplay” titolo del suo ultimo lavoro discografico, il quarto della cantante napoletana, prodotto da MB Concerti e distribuito da Phonotype Record. Un’anticipazione del prossimo tour che inizierà con l’anteprima di sabato primo febbraio alla
Domus Ars di Napoli e la prima di sabato 15 febbraio al Real Sito di Carditello. In “Parthenoplay” vi sono, sottolinea una nota della produzione, “tracce musicali che restituiscono capolavori senza tempo” di Viviani, Bovio, Nicolardi, Denza, E.A.Mario fino a Renato Carosone e Pino Daniele, rivelando, per alcuni di essi, passioni inaspettate che prendono corpo nella voce testimoniante di Erri De Luca (nel brano “Io te vurria vasà”), di Lorenzo Marone (in “Napule è”) e di Mariano Rigillo (ne “O surdato ‘nnamurato”). Con la cantante, alla libreria di Via Santa Caterina, sono previsti gli interventi di Daniele Sepe e Lorenzo Marone insieme col pianista e arrangiatore Giuseppe Di Capua e ai musicisti Gianfranco Campagnoli, Tommaso Scannapieco, Claudio Romano e Peppe La Pusata. “Questo lavoro – aggiunge Marina Bruno – sintetizza una ricerca musicale che basa su scelte consapevoli la necessità di incontro e di condivisione – di idee, opinioni, atmosfere – legate ad una visione di Napoli quale ‘città mondo’, crocevia di culture e stili, diversi sono in apparenza”. Si spiega così la doppia versione del brano “‘O surdato ‘nnamurato”, capolavoro del 1915 di Aniello Califano e Enrico Cannio, che avvia all’ascolto di “Parthenoplay” con una esecuzione solo voce e pianoforte introdotta dall’ispirato recitativo di Mariano Rigillo, per poi tornare, alla fine, “in un arrangiamento swing che ne ibrida in chiave dixieland cadenze e sonorità” si evidenzia. “È come se le canzoni, dopo un lungo viaggio – aggiunge Marina Bruno – facessero ritorno a casa, portando con sé tante piccole cose raccolte qui e là”. E così, la Rumba degli Scugnizzi di Raffaele Viviani ritorna dal Sudamerica mescolandosi nel tema alla “Caravan” di Juan Tizol e Duke Ellington e “Munasterio ‘e Santa Chiara” di Galdieri e Barberis muta i suoi accenti “innervandosi in un bolero di ispanica discendenza”. Sono solo alcuni tra i tanti esempi di “meticciato musicale” che Marina Bruno e Giuseppe Di Capua realizzano in questo progetto che “sovrappone, accosta, riarmonizza, cita temi noti del jazz come del pop, per un curioso viaggio tra le culture musicale di tanti Paesi”.