Ottantamila bambini maltrattati in famiglia ogni anno in Italia; il 23% degli adolescenti vessati da atti di bullismo reiterati da compagni di scuola e coetanei; 155 mila i minori, sotto i 15 anni, che nel mondo trovano la morte a seguito di abusi e violenze. Sono i dati, noti, dell’OMS. Meno note invece le conseguenze di queste condizioni in età adulta: nelle persone che subiscono maltrattamenti durante l’infanzia e la fanciullezza è triplicato, rispetto a chi non è vittima di tali esperienze, il rischio di disagi e disturbi mentali, sessuali e di comportamento, disturbi di ansia o da stress post-traumatico, cui si aggiunge la possibilità di un aumento della predisposizione a obesità, malattie croniche, uso di alcool e sostanze stupefacenti. La prevenzione è possibile solo attraverso una adeguata formazione e informazione rivolte a medici, insegnanti e a giovani coppie utili a prevenire e a rilevare e trattare precocemente un problema di maltrattamento subito o di disagio mentale
Firenze, 3 aprile 2017 – Ottantamila ogni anno: sono i numeri OMS dei bambini e adolescenti vittime in Italia di vessazione e maltrattamenti, quali violenza fisica, abusi sessuali ed emotivi, abbandono e trascuratezza subiti nella maggior parte dei casi in ambiente familiare. Cui si aggiunge il 22% (fino a più del 23% in contesti disagiati) di adolescenti di età compresa tra gli 11 e i 13 anni vittime di atti di bullismo perpetrati ripetutamente e volontariamente da compagni di scuola. Dal punto di vista della salute mentale, la percentuale dei bambini esposti a violenze e maltrattamenti che sviluppano successivamente disturbi mentali è molto elevata, variando dal 50% all’80%, a seconda degli studi, con un rischio triplicato rispetto alle persone che non subiscono maltrattamenti da bambini e da ragazzini. Atti questi che sviluppano conseguenze importanti in età adulta: tendenza al suicidio raddoppiata o triplicata rispetto alla popolazione generale, al pari del possibile sviluppo di depressione maggiore, disturbi da stress post-traumatico, deficit della crescita, disturbi d’ansia. A questi si aggiunge una predisposizione maggiore all’obesità, a comportamenti aggressivi e sessuali a rischio, all’abuso di alcool e sostanze e a una più alta esposizione a malattie croniche, come dimostrato da diversi studi scientifici. Non sono esclusi neppure eventi letali: secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sono circa 155 mila le morti accertate nel mondo fra bambini sotto i 15 anni, a seguito di abusi e/o abbandoni. Occorre dunque agire senza più indugi, perché molto si può fare sul piano della prevenzione. È questo l’appello lanciato oggi dagli psichiatri nell’ambito del 25° congresso EPA (European Psychiatric Association), che per la prima volta nella sua storia si tiene in Italia, a Firenze, e ha come presidente una donna, la prof.ssa Silvana Galderisi di Napoli, e come presidente onorario il prof. Mario Maj, già in passato Presidente della Società Europea.
“I maltrattamenti subiti nell’infanzia – dichiara la prof. Galderisi, presidente italiana della Società Europea di Psichiatria – quali violenza fisica, abusi sessuali ed emotivi, abbandono e trascuratezza – contribuiscono all’insorgenza di molte malattie nell’età adulta. Si calcola che nei paesi sviluppati, ogni anno 1 bambino su 10 sia vittima di maltrattamenti. Anche in Italia – aggiunge Claudio Mencacci, presidente della Società Italiana di Psichiatria e direttore del dipartimento di Neuroscienze all’Ospedale Fatebenefratelli-Sacco di Milano – dove le stime parlano di oltre 80 mila fra bambini abusati all’interno di contesti familiari, mentre 22-23% degli adolescenti fra gli 11-13 anni, specie in contesti disagiati, sarebbe vittima di atti di (cyber)bullismo reiterati e volontari da parte di compagni di scuola e coetanei”. “Recenti ricerche scientifiche – continua la prof. Galderisi – hanno dimostrato che le esperienze traumatiche nell’infanzia e nell’adolescenza attivano i sistemi ormonali e neurochimici dello stress al punto che la risposta di tali sistemi diviene tossica. Ciò può comportare danni strutturali e funzionali al cervello e ad altri organi, può interferire con la risposta del sistema immunitario, può compromettere la capacità della persona di rispondere in modo adeguato agli eventi stressanti nel corso della vita e dunque può aumentare il rischio di patologie sia fisiche che mentali, dando al problema del maltrattamento sui bambini una dimensione sociale che richiede interventi di tutela per la salute pubblica”.
Molto, infatti, si può fare sul piano della prevenzione, come confermano gli esperti. “È necessario innanzitutto porre l’accento sulla necessità di considerare la salute mentale una componente essenziale della salute pubblica – spiega la presidente EPA – con un impatto significativo sul capitale umano, sociale ed economico di tutti i Paesi Europei. Ecco perché per trovare soluzioni efficaci e fattive, è necessario il sinergico coinvolgimento di tutte le figure che ruotano attorno ai disagi mentali e psichici: ovvero la psichiatria deve entrare in aperto dialogo con altri settori, da quello sanitario a quello delle politiche sociali e scolastiche, e diverse discipline come la pediatria, la medicina di base, la neuropsichiatria infantile, la psicologia, l’assistenza sociale, il mondo dell’istruzione e del lavoro, per elaborare a vantaggio del benessere psico-emotivo del bambino e della famiglia, dei programmi di prevenzione e modalità di intervento in grado di affrontare la problematica nelle diverse età della vita, nelle sue espressioni fisiche, mentali e sociali. Tra le azioni più utili, si evidenziano programmi educazionali e di formazione dedicati a insegnanti, pediatri e medici di base per riconoscere nel bambino le manifestazioni del disagio, fino a corsi di formazione alla genitorialità per giovani coppie in cui apprendere come le conseguenze di abusi e maltrattamenti, quali percosse sulla testa, violenti scossoni impartiti a un neonato o bambini lasciati da soli con un genitore che fa abuso di alcol, possono lasciare gravi ripercussioni sulla vita futura della persona che ne è stata vittima. Programmi – conclude la prof. Galderisi – che potrebbero avere anche il merito di evidenziare problematiche psichiche che, affrontate tempestivamente, potrebbero migliorare lo stato di salute mentale della persona affetta e di conseguenza le sue capacità genitoriali”.
“A Napoli, ad esempio, così come in altre città – aggiunge Andrea Fiorillo, associato di Psichiatria all’Università della Campania e membro del Consiglio Direttivo della Società Europea di Psichiatria – stiamo portando avanti un progetto di sensibilizzazione nelle scuole (soprattutto nei contesti più disagiati) per informare gli studenti delle scuole superiori e i loro insegnanti sugli effetti sulla salute mentale dei maltrattamenti subiti in età infantile e adolescenziale”.
Simonetta de Chiara Ruffo
EPA Press Office
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