Signore.
Ma tu esisti?
esisti 1

Rivolgo la testa al cielo.
Un cielo stellato.
Così meravigliosamente nitido.
E mi chiedo se realmente questa sia opera tua.
Guardo la stella più luminosa, e immagino che quella sia tu.
E mi rivolgo a quella stella come se fosse una persona.
Come se fossi Tu.
Le chiedo cosa vede da lassù, se il mondo le risulti migliore o così dannatamente malvagio.
Posso venire a farti compagnia?
Vorrei vedere anche io il mondo da quella prospettiva.
Avere una visione differente da questa.
Vorrei avere la tua pace.
Vorrei poter dire di essere passata da qui, ma essermene andata cosi velocemente da non averlo vissuto a pieno, solo per paura di soffrire troppo, forse perché non potevo reggere.
Forse perché ero troppo debole.
Qui tutto sembra così meraviglioso agli occhi di un bambino.
Vorrei poterlo essere di nuovo.
Vorrei poter ignorare la paura, l’angoscia, la vergogna.
Non vorrei mai sapere il vero significato di rabbia, tristezza e sofferenza. Tranne che per il divieto di un gelato.
Sono qui sveglia da troppo tempo, a fissare il cielo e la terra.
Pensando che tra i due ci sia un enorme distanza.
Ma così poco tempo per raggiungerle entrambe.
Con un piccolo gesto.
Con un piccolo ripensamento.
Potrei cadere giù e arrivare in alto, arrivare da te.
Potrei provare a volare.
Solo per una volta.
Solo per sentirmi libera.
Le luci delle strade sono sempre meno nitide
Tranne che la luce della tua stella.
Tranne te.
Forse ci credo, credo nel paradiso, credo in te.
Forse ci credo quando ne ho bisogno. A mio piacere.
E quando mi è più comodo, quando le cose mi vanno male do a te la colpa o a qualcosa. Qualcosa che neppure io conosco.
Forse non ho fede.
Forse ho paura che dopo la morte non ci sia nulla.
Che tu non esista.
Non so cosa pensare Signore.

A cura di Gaia Vecchione