I litigi in famiglia spesso si ampliano in occasione d’eventi importanti. In politica poi esplodono in concomitanza di consultazioni elettorali, specie se i risultati si prevedono non positivi. E’ quello che sta capitando in Forza Italia. Berlusconi prova a rilanciare puntando sul nuovo. La vecchia guardia è chiaro che non ci sta. Silvia Sardone, 32 anni, segretaria di Fi a Sesto San Giovanni, è la stella nascente che a gomitate mediatiche prova a rottamare, ma soprattutto a farsi conoscere. C’è poi il caso Puglia con Raffaele Fitto che aspetta oramai che l’ex Cavaliere lo cacci dal partito. A lui non conviene sbattere la porta. La designazione alternativa di Adriana Poli Bortone, ex ministro delle Risorse Agricole ed ex sindaco di Lecce, al candidato governatore della Puglia per il centrodestra Francesco Schittulli, proposta da Berlusconi, è lo sfregio massimo che l’ex presidente del Consiglio poteva fare all’ex governatore della Puglia. Quest’ultimo si sfoga invocando lo statuto del partito messo in soffitta da più di un anno.
La designata candidata forzista della Puglia prudentemente aveva preso tempo per sciogliere la riserva. La scusa era che doveva avere il consenso del suo partito, ma in cuor suo aveva già deciso per la scalata al posto di Nichi Vendola. E così è stato. Ha detto di sì, a scanso di equivoci, senza aspettare il viatico di Giorgia Meloni. C’è poi Maria Rosaria Rossi, “la badante” di Forza Italia e del suo presidente, come viene definita dai maligni all’interno del partito, che ricorda a Fitto che poteva lui candidarsi a capo della Regione. Forse Fitto avrà pure pensato di ritornare governatore della Puglia, ma ha escluso probabilmente la competizione elettorale per almeno due buone ragioni. La prima è che se avesse perso sarebbe stata la fine delle sue aspirazioni di sostituire il vecchio Silvio. La seconda è, comunque, che se avesse vinto non avrebbe avuto l’agibilità per fare due mestieri, il governatore e il candidato successore al “lider màximo”.
Chi gode in questo momento alle spalle di Berlusconi è Matteo Salvini. Dopo il cambio strategico da partito del Nord a quello dell’intero Paese, l’obiettivo confessato è di prendere più voti di Fi a livello nazionale. La campagna populistica mediatica sta funzionando, bisogna vedere però che bottino di voti riuscirà a realizzare. Se il dissidente sindaco di Verona, Flavio Tosi, dovesse riuscire a minare la riconferma dell’attuale numero uno della Regione Veneto, Luca Zaia ex ministro delle Politiche Agricole, il danno per lui potrebbe essere esiziale. Quando c’è il vento in poppa il dissenso non appare, naviga sott’acqua. Ma in caso d’incidente di percorso si può immaginare quello che potrebbe capitare, a partire dal vecchio fondatore Umberto Bossi.
In casa Ncd il caso De Girolamo non è ancora chiuso. L’ex ministra delle Politiche agricole, sostituita dal forzato dimissionario ministro Maurizio Lupi a capogruppo di Palazzo Montecitorio, annunzia battaglie. Nunziatina è una tosta e Renzi insieme a Alfano sono i suoi nemici giurati. Già ha messo le mani avanti su Stefano Caldoro, presidente uscente della Campania e ricandidato allo stesso ruolo. Se Ncd per fare un favore a Renzi non lo sosterrà lei uscirà dal partito.
Anche per il Pd di Renzi la Campania è un problema. Le primarie, dopo quattro rinvii, hanno decretato il sindaco decaduto di Salerno, Vincenzo De Luca, come candidato del Pd alla guida della Regione. Se sarà eletto la legge Severino non gli consentirà di governare per una condanna subita. Ci sono poi le polemiche pesanti di possibili voti di destra e degli ex “cosentiniani” che confluirebbero su De Luca. Come se non bastasse Renzi, direttamente da Washington dove incontrerà Obama, sarà ad Ercolano prossimamente per risolvere un problema di candidature al Comune con occupazione della sede locale del Pd. Le liti in famiglia sono proprio tremende.
A cura di Elia Fiorillo