Un torchio da stampa circondato dai marmi policromi di stile Barocco. Una manciata di caratteri in piombo e bronzo che si riflette nell’oro degli stucchi. È inusuale l’accostamento tra l’arte sacra e gli strumenti inventati per riprodurre in serie la pagina scritta, ma è proprio grazie a questo cortocircuito della storia che potrà rinascere la chiesa di Santa Maria della Vittoria e Santissima Trinità all’Anticaglia,
nel cuore dei decumani. Il cinquecentesco luogo di culto, chiuso e in rovina da oltre mezzo secolo, è stato infatti concesso in convenzione dalla Curia di Napoli per la realizzazione
di un Museo della Tipografia
dedicato in particolare
alle origini del sistema di
stampa a caratteri mobili inventato
da Johann Gutenberg
nel 1455, che rivoluzionò la trasmissione
del sapere. Un progetto
espositivo e didattico
animato con un corwfonding
dal tipografo Carmine Cervone
e condiviso dal dipartimento
di Architettura della Federico
II, che ha creato un corso di
laurea magistrale ad hoc per le
idee di recupero della chiesa.
Cervone è impegnato da anni
per la promozione dell’arte tipografica
sviluppata con macchine
da stampa storiche, che
lui ha raccolto con passione e
rimesso in funzione nel suo
piccolo laboratorio a pochi
passi da Santa Maria della Vittoria.
«La chiesa—spiega—si
adatta bene a ricreare l’ambiente
e l’atmosfera dell’epoca
di Gutenberg. Abbiamo già gli
strumenti che attiveremo nel
percorso espositivo con l’interazione
dei visitatori, come il
torchio da stampa di concezione
leonardiana del 1840, la
pressa per il taglio della carta, i
banchi di caratteri mobili». Per
aprire il museo nell’antica sede
dell’Arciconfraternita dei Cassaduogli
(salumieri) è ora necessario
procedere alla messa
in sicurezza della struttura abbandonata
da decenni e installare
un sistema di illuminazione
per consentirne l’adeguata
funzione espositiva.
L’idea è quella di partire
possibilmente anche prima di
un completo recupero degli
interni.