A cura didi Elia Fiorillo
Speriamo che le vacanze portino consiglio ai leader politici del nostro Paese, perché sembra proprio che stiano navigando in acque surreali. La voglia di vincere è più che legittima, con programmi però incentrati sul bene comune dei cittadini, sul rafforzamento del sistema democratico. Insomma, progettazioni di lungo periodo comprensibili all’elettorato, senza demagogie o populismi che risultano vincenti nel beve termine ma che poi si trasformano in bumerang mortali – anche per le formazioni politiche che le hanno proposte – per il Paese.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha fatto della moral suasion la sua cifra di gestione del Quirinale, è costretto, a modo suo, a dover “gridare” ai partiti sulla necessità del varo di una nuova legge elettorale, quanto più condivisa: “E’ ancora possibile intervenire”, afferma. A marzo 2018 scade la legislatura, quindi il Parlamento ha ancora sei mesi di tempo per varare la legge elettorale. Apparentemente il messaggio presidenziale ha fatto breccia sui partiti che ne parlano in ogni occasione per poi arenarsi su questioni d’interesse spicciolo. Su calcoli delle possibilità di vittoria che mettono in moto meccanismi tecnici legati alle normative elettorali più che ad ipotesi di governo basate su programmi di lungo periodo.
I malevoli, sempre “ben informati”, sussurrano che Renzi dice “no al premio di coalizione” proprio perché ci stanno lavorando Franceschini ed Orlando. L’obiettivo dei due ministri è di un’ipotesi di coalizione elettorale con i cespuglietti che si trovano a sinistra. Andare divisi al voto, a loro avviso, sarebbe consegnare il Paese o a Beppe Grillo e compagni, o al trio – se veramente prova ad affiatarsi – Berlusconi, Salvini, Meloni. Le rivalità a sinistra oltre che politiche sono diventate personali. “Samuele Bersani è un cantante che mi piace molto”, risponde il segretario del Pd a chi gli chiede di Bersani Pier Luigi, ex segretario del Pd. A sua volta Bersani – non il cantante -, pur sentendosi molto vicino al popolo dei democrat, dichiara rattristato che “su tanti temi vedo un Partito di Renzi e non un Partito democratico”. Eppoi, continua affermando che “dal 2014 al 2017, dalle elezioni regionali in Emilia Romagna alle ultime amministrative, è stato un disastro”.
A sua volta Matteo Renzi non perde occasioni per lanciare strali ai suoi avversari a partire da D’Alema. Ha affermato ultimamente che “come al tempo dell’elezione del presidente della Repubblica, sulla legge elettorale hanno ripreso a telefonarsi. Allora è amore vero”. I due che si “amano” sono Silvio Berlusconi e Massimo D’Alema che d’intesa proposero a Renzi, all’epoca dell’elezione del presidente della Repubblica, il nome di Giuliano Amato quale candidato per il Quirinale. Per la verità una proposta un po’ ingenua da parte dello scaltro Silvio. Tanto furbo da diventar maldestro. La reazione del giovane gigliato presidente del Consiglio doveva aspettarsela, proprio per l’accordo con il nemico assoluto renziano. “No” secco su tutta la linea, compreso il Patto del Nazareno.
Anche Renato Brunetta sta lavorando al premio di coalizione. Il suo obiettivo è di federare quei centristi che vogliono tornare alla casa madre ma è meglio, per ragioni d’immagine e di opportunità per Forza Italia, che restino a casa loro. Sì, ma non disperdendo il patrimonio di voti che potrebbero far vincere Silvio da Arcore su Matteo Salvini. Il braccio di ferro tra i due è in atto da tempo. Entrambi sostengono che il leader del raggruppamento di centro-destra che prenderà più voti sarà il capofila del movimento e, quindi, titolare per sottoscrivere in caso di vittoria, diciamo così, il “contratto d’affitto” per il nuovo inquilino di Palazzo Chigi.
Al di là degli “spifferi” sempre più tenui di elezioni anticipate i partiti si preparano alla grande competizione delle “Politiche” 2018. E l’appuntamento per le Regionali siciliane del prossimo novembre diventa una cartina di tornasole importante per ipotizzare il futuro. Sembra proprio che la Sicilia sia riuscita a far ricongiungere Berlusconi e Alfano. Il profumo di possibile vittoria fa effetti particolari. Rosario Crocetta ha annunciato la sua ricandidatura a Governatore con la lista “Il Megafono” ma pare che il Pd stia pensando ad altri candidati dopo il no del presidente Grasso.
C’è un vecchio aforisma che dice: “La politica non conosce né risentimenti personali, né lo spirito di vendetta. La politica conosce solo l’efficacia”. Per fare cosa? Per gestire “la polis”, per il bene comune dei cittadini. Non certo per “il bene” degli addetti ai lavori.