Scampia è fotogenica, direbbe Renzo Piano: qui, un lavoro di investimento è stato fatto con affetto, ed il risultato è la bellezza coniugata con lo sviluppo. La spesa per il completamento del nodo trasportistico – con il collegamento della linea della metropolitana di Napoli con la Piscinola-Aversa Centro di EAV – si è unito all’arte e all’arredo urbano, un modello di trasporto moderno si è coniugato con la vivibilità. Non un’operazione di buona volontà o di abile gestione dell’EAV e/o della Regione Campania. La motivazione è stata più profonda, ed è da ricercare nel sentimento di rispetto per una comunità di circa 250.000 persone, un quarto dell’intera popolazio- ne di Napoli, alle quali si intende garantire quelle relazioni di continuità e di scambio che il degrado nega e che, invece, sono la base di quella “catena significante” su cui le città e gli individui fondano il senso di sé. A questa istanza ha risposto la Fondazione Plart curando la creazione e l’installazione di opere artistiche all’interno della stazione e nella piazza di accesso. Non si incontra più il degrado, spostandosi dal “centro” alla “periferia” ma bellezza. Anche il percorso inverso, che migliaia di cittadini intrapren- dono ogni giorno per andare a lavorare e studiare al centro, si può fare guardando l’orizzonte, con meno ansia e più felicità, meno degrado e più fiducia.
La scommessa su Scampia è, ovviamente, più grande. Se pensiamo alla Facoltà di Medicina dell’Università che sta sorgendo a pochi passi dalla metropolitana, com- prendiamo che anche parlare di centro e periferia non ha più molto senso in una moderna concezione della città. Esattamente come un periodico online – Fuoricen- troscampia – preconizzava quasi 18 anni fa, raccontando l’evoluzione culturale e civile che cominciava a Scampia in quegli anni: nei nostri tempi non c’è più centro e non c’è più periferia, “siamo tutti fuoricentro”.
Con il tempo la periferia ha infatti assunto connotati diversi e non è più soltanto un luogo di segregazione e degrado socioculturale, ma permangono lacune e man- canze che proprio operazioni come quelle che EAV ha fatto a Scampia provano a colmare: l’arredo urbano, la vivibilità, l’arte portata nei luoghi, riempiono innanzi- tutto quei vuoti di idee e di senso.
Scampia, come l’intera area metropolitana, ha bisogno della bellezza e dell’inter- connessione. L’impegno a recuperare siti, aree e strutture fatiscenti deve accompa- gnare l’insediamento di funzioni e la realizzazione di questa interconnessione che è, in fondo, un sistema portante di nodi, ubicati nel centro e nelle aree cosiddette periferiche, capace di attivare più scambi e di sostenere e tenere insieme insedia- menti residenziali, sociali, produttivi e culturali.
È questa l’ottica con la quale ci siamo assunti il compito di completare l’anello su ferro, riconnettendo Scampia, Miano, Secondigliano all’aeroporto di Capodichino, e completando i lavori della stazione di Melito.
A Scampia, con la riqualificazione della stazione e della piazza, abbiamo raggiunto un obiettivo non solo aziendale ma di impegno civile.