Stellantis: La crisi dell’auto e la mancanza di visione industriale

Il vertice Stellantis rappresenta oggi una delle crisi più gravi per l’industria italiana, specialmente per regioni come la Campania, dove il settore automotive è il cuore pulsante dell’economia locale. L’annuncio di un imponente sciopero generale, sostenuto dalla Fiom, con la partecipazione di oltre 5.000 lavoratori campani, evidenzia l’urgenza di un cambio di rotta.

Le decisioni prese dal management di Stellantis, guidato da Carlos Tavares, stanno progressivamente indebolendo il tessuto industriale nazionale, soprattutto nel Mezzogiorno. Stabilimenti storici come quelli di Pomigliano d’Arco e Pratola Serra, che fino a pochi anni fa erano simboli di eccellenza nella produzione automobilistica, si trovano ora a fronteggiare un progressivo smantellamento. La perdita di oltre 600 lavoratori a causa degli accordi di incentivo all’esodo è solo l’inizio di una spirale negativa che rischia di accelerare.

Ma ciò che è particolarmente preoccupante è l’assenza di una visione chiara e di una strategia industriale da parte di Stellantis. La mancanza di investimenti e di un piano industriale coerente dimostra una scarsa considerazione per il futuro di migliaia di lavoratori e per l’industria italiana nel suo complesso. Le scelte aziendali sembrano dettate più da logiche di profitto immediato e di riduzione dei costi che da una visione di lungo termine per la salvaguardia del tessuto produttivo e occupazionale.

Il referendum Marchionne, oggi ricordato con toni critici da molti, tra cui il segretario Fiom Cgil Napoli, Mauro Cristiani, si è rivelato una delle cause di questa deriva. Il ridimensionamento del potere sindacale e la progressiva perdita di tutele per i lavoratori hanno aperto la strada a una gestione che ha privilegiato gli interessi dei grandi azionisti rispetto a quelli dei dipendenti e delle comunità locali.

La situazione è particolarmente drammatica in Campania, dove ogni lavoratore diretto di Stellantis sostiene almeno tre lavoratori nell’indotto. La crisi del settore non colpisce quindi solo i dipendenti dell’azienda, ma ha ripercussioni enormi su tutto il tessuto produttivo regionale. Se non si interverrà rapidamente con un piano di rilancio serio e con un coinvolgimento diretto del governo, si rischia una vera e propria desertificazione industriale.

La richiesta della Fiom di una convocazione urgente con il CEO Tavares, il governo e i sindacati è più che legittima. È necessario un confronto serrato per discutere il futuro del settore automotive in Italia, con particolare attenzione al Sud, dove il tessuto industriale è già fragile. La mancanza di interventi strutturali nel settore potrebbe condannare non solo la Campania, ma l’intero paese, a una perdita irreversibile di competitività in uno dei settori chiave dell’economia.

È ora che Stellantis smetta di giocare sulla pelle dei lavoratori e dimostri un vero impegno per il futuro dell’automotive in Italia. La continua riduzione della forza lavoro e l’assenza di investimenti rischiano di trasformare una delle più importanti industrie del paese in un ricordo del passato, con conseguenze sociali ed economiche disastrose.
M.O