A Cura di Valentina Busiello:
Nel contesto della Giurisdizione unire sinergie nell’ambito del Penale e’ un lavoro al quanto difficile e complesso, che grazie al lavoro di coloro che hanno delle competenze specifiche tutto cio’ è possibile.
Il Progetto della Messa alla Prova.
Con noi l’Avvocato Marco Calvino, formatosi presso l’Università degli Studi di Napoli Federico ll, ove ha conseguito la Laurea in Giurisprudenza e si è specializzato in Diritto Amministrativo e Scienza dell’Amministrazione (risultando altresì vincitore del concorso per il conferimento di Borse di Studio per gli Specializzati Universitari dell’anno di riferimento), Avvocato nell’ambito Civile ed Amministrativo, patrocinante in Cassazione.
Benvenuto Avvocato, ci illustra il caso di una sua assistita che ha involontariamente infranto la Legge del Codice della strada e come è stata risolta la questione, per la quale è stato possibile ottenere la migliore soluzione per la pena commiata?
E’ una questione penale che ho seguito ed ho studiato attentamente. La mia assistita è una giovane donna, a cui era capitato un problema. E’ stata una situazione per la quale sono riuscito a portare a termine ed a sviluppare un progetto, cercando di trovare una soluzione che consentisse uno sbocco sociale, applicando la normativa in ordine alle esecuzioni penali esterne: ovvero la possibilità di scontare pene più lievi, realizzando delle utilità sociali, prestando la propria attività gratuitamente.
Questa soluzione, una volta adempiuto l’obbligo assegnato dal Giudice e svolta l’attività, comporta l’estinzione del reato. Nello specifico, in sinergia con l’Associazione PROGETTO ITACA NAPOLI, che si occupa di attività di recupero delle persone che soffrono di disagio psichico, è stato elaborato uno specifico progetto, di supporto all’inserimento nella vita sociale degli assistiti.
Nello specifico, l’attività dell’Associazione riguarda non già le malattie mentali bensì i disagi sociali. Una soluzione che può, con il supporto delle attività esterne, dare una motivazione alle persone seguite da PROGETTO ITACA NAPOLI, e che sovente porta costoro a superare la situazione di disagio in cui vivono.
Avvocato Marco Calvino, tra professionisti e non, personalità di buona famiglia e non, ci sono in mezzo a noi – in maniera trasversale- persone che, anche inaspettatamente, vivono un disagio psichico sotto il profilo sociale. E’ vero?
Certo. Ci sono personalità, come possono essere gli amici di noi tutti (professionisti e non), che patiscono un disagio inaspettato, che solo uno specialista del settore può riuscire ad individuare: raccogliere il disagio ed assistere la persona per condurla e sostenerla nella direzione della volontà di uscire “fuori dal tunnel”, è lo specifico compito dell’Associazione. Ma per fare questo è’ importante l’aiuto ed il sostegno, nella massima riservatezza.
Avvocato, dobbiamo dire che offrire un aiuto di questo tipo ad esempio ad un professionista, non è un’impresa semplice da portare a termine, poiché chi ha veramente un disagio psichico spesso non lo ammette mai o non lo vede come problema. E’ vero?
Si, in tanti (parlo di coloro che hanno questo tipo di disagio), non ammettono e non vedono nessun problema davanti a loro, pur vivendo il malessere nel sociale.
Avvocato, ritornando al progetto della Messa alla Prova, ci spiega un po’ il caso di cui si è occupato?
L’istituto della messa alla prova è previsto dall’articolo 168-bis e seguenti del codice penale. L’articolo recita: “Nei procedimenti per reati puniti con la sola pena edittale pecuniaria o con la pena edittale detentiva non superiore nel massimo a quattro anni, sola, congiunta o in alternativa alla pena pecuniaria, nonché per i delitti indicati dal comma 2 dell’articolo 550 del codice di procedura penale l’imputato può chiedere la sospensione del processo con messa alla prova”. Laddove sia contestato un reato sanzionato nel massimo edittal, come previsto all’articolo 168-bis del codice penale, sarà possibile accedere ai benefici previsti, formulando l’apposita istanza. Questa potrà essere formulata personalmente dall’imputato o per mezzo del suo difensore di fiducia. Nel corso dello svolgimento della messa alla prova, il procedimento penale sarà sospeso. Laddove la messa alla prova vada a buon fine, si avranno gli effetti di cui al secondo comma dell’articolo 168-ter del codice penale. Il buon esito determinerà l’estinzione del reato per cui si procede. La mia assistita è una giovane donna che ha avuto un problema con il codice della strada, per guida in stato di ebbrezza: era prevista una pena da scontare e si prevedeva soprattutto una spesa giudiziaria abbastanza elevata. Così studiando il caso ho pensato di aiutarla con il procedimento della Messa alla Prova, con una valenza ed un risultato di recupero. Un valore aggiunto sia nel sociale che nel recupero, ma anche tributando un valore all’impegno dell’Associazione PROGETTO ITACA NAPOLI, attraverso l’elaborazione di un progetto che crei una sinergia con la professionalità di cui l’imputato dispone.
Complimenti per le sue capacità, per aver studiato il caso ed aver concretizzato un’ utile iniziativa sociale, portando avanti il principio di cui la messa alla prova costituisce finalità. Lei però nasce Avvocato civile ed amministrativo: come mai si è impegnato nell’ambito del penale?
E’ difficile mettere in contatto i soggetti per realizzare le sinergie tra Associazioni, condannati e Tribunale. Secondo un mio pensiero, avere delle competenze e metterle a servizio di casi concreti è una marcia in più, poiché genera progetti e fornisce soluzioni a tutti. Nel mio caso ho creato una sinergia tra l’interesse dell’imputato (che deve scontare la pena, magari solo finalizzata alla sua rieducazione), e lo svolgimento di un servizio per la collettività, servizio dal quale tutti possano ricevere un vantaggio. E l’Associazione PROGETTO ITACA NAPOLI, che nello specifico mira a recuperare alcuni soggetti svantaggiati, determina l’opportunità della creazione di un circolo virtuoso che attua il passaggio, dal reato, al recupero di quella che è la funzione sociale dell’individuo nell’ambito di un gruppo collettivo. Questo caso ha suscitato il mio interesse sia dal punto di vista del soggetto/assistito che deve scontare la pena (e che vedrà estinto il reato attraverso lo svolgimento dell’attività sociale), sia dal punto di vista della realizzazione dell’aiuto a soggetti in difficoltà sia, al tempo stesso, di quello del supporto all’Associazione (che riceve un’auspicata attività di volontariato), e che invece, di regola, promuove la sua attività attraverso la raccolta di fondi per la realizzazione del recupero sociale.
Il Presidente Fabio Pignatelli dell’Associazione PROGETTO ITACA NAPOLI. Il Progetto ITACA nasce a Napoli nel 2014.
Con noi il Vicepresidente Mariella Mucci, che afferma: “Anche la persona con la più grave malattia mentale ha certamente almeno un mignolo che funziona benissimo, ed è su questo bisogna lavorare”>>, precisando che questa è una frase di Jonh Bird, uno psichiatra statunitense che anni fa ha fondato a New York Fountain House, una organizzazione non profit, a cui Progetto Itaca si ispira.
Dottoressa Mariella Mucci, ci dice qual è lo scopo di questa Associazione PROGETTO ITACA NAPOLI?
L’Associazione ha come obiettivo quello di sostenere le persone che soffrono di disagio psichico e le loro famiglie che spesso si trovano in una situazione di smarrimento, soprattutto nelle fasi di esordio della malattia. Come disagio psichico si intende la depressione in tutte le sue forme, un esempio, la depressione maggiore o il disturbo bipolare, anche la schizofrenia, le ansie, gli attacchi di panico, anche l’anoressia e la bulimia anche queste sono forme di disagio psichico. L’Associazione Progetto Itaca Napoli è stata costituita il 29 ottobre 2014 con lo scopo di attivare iniziative e progetti gratuiti di informazione, prevenzione, supporto e riabilitazione rivolti a persone affette da disturbi della Salute Mentale, promuovendo nel contempo programmi di sostegno per le loro famiglie. L’Associazione si ispira a Progetto Itaca, nata a Milano nel 1999 ed oggi presente in ben 17 città italiane si distingue come realtà più attiva in Italia nel campo della Salute Mentale.
L’dea di fondo è che il disagio psichico è una vera e propria malattia e come tale va curata da professionisti (medici psichiatri e farmacologi). L’associazione, che si avvale di volontari preparati, si occupa invece della persona, con le sue risorse, i suoi desideri, speranze, il suo bisogno di felicità e di normalità. Si tratta di una visione innovativa del disagio psichico che parte dal presupposto che questa malattia si può curare e che i farmaci non annullano le risorse della persona che vanno quindi valorizzate. E’ un messaggio positivo, di speranza rivolto a chi soffre e ai suoi familiari.
L’ Associazione si prefigge anche di combattere lo stigma nei confronti del disagio psichico, il tabù che è ancora presente nell’opinione pubblica e che, oltre a generare sofferenza nei diretti interessati, ostacola il processo di avvicinamento alle strutture sanitarie, con riflessi negativi sull’avvio della riabilitazione. Secondo alcuni studi, proprio a causa dello stigma, la maggior parte dei pazienti non si reca dal medico specialista appena si manifestano sintomi di disagio. Itaca combatte lo stigma attraverso una informazione corretta sulla malattia e lo fa in ogni occasione utile: attraverso materiale divulgativo e campagne di sensibilizzazione.
Richiamo l’attenzione sull’azione dei volontari del ‘gruppo scuola’, che, con il supporto di uno psichiatra, si recano presso le scuole secondarie per fare informazione sul tema ai ragazzi. Si tratta di una informazione che svolge un ruolo di prevenzione perché spesso il confine fra disagio giovanile e disagio psichico è molto sottile. In questi due anni, inoltre, l’età di esordio delle malattie si è molto abbassata a causa del COVID. L’Associazione fa anche formazione a sostegno dei familiari, fornendo spiegazioni sui diversi tipi di disagio e dando indicazioni su come reimpostare il rapporto con la persona sofferente, che dovrebbe essere ispirato alla comprensione e all’empatia. Per questo i formatori (che seguono ogni anno corsi di aggiornamento) si avvalgono tra l’altro del manuale della associazione statunitense NAMI (National Association of mental illness). Abbiamo da anni attivato una linea di ascolto (347799977), per fornire un primo supporto, anche sotto il profilo delle strutture sanitarie presenti nell’area metropolitana. Nel tempo l’associazione ha instaurato rapporti di partnership con la ASL e con l’Università Luigi Vanvitelli: entrambe ci supportano nella formazione rivolta ai volontari.
Il fiore all’occhiello è il Club Itaca Napoli una sorta di centro diurno che si trova presso l’Associazione dove le persone sofferenti – purché stabili sul piano farmacologico – svolgono una serie di attività ordinarie e non grazie all’ausilio di un direttore e del suo staff. Molteplici sono le finalità del Club: la sua frequentazione consente alle persone con fragilità psichica di uscire dall’isolamento. Le relazioni che si instaurano in questa piccola ‘community’ e l’impegno quotidiano, innescano processi di autostima e favoriscono l’inclusione sociale, primo passo per realizzare anche quella lavorativa.
Dottoressa Mucci, il Progetto ITACA Onlus che sposa la Legge della Messa alla Prova realizzata e portata a termine dall’Avvocato Marco Calvino in sinergia con il Tribunale di Napoli, quali sono le sue considerazioni in merito a questa sinergia?
La Messa alla prova in sinergia con PROGETTO ITACA NAPOLI ha incontrato l’entusiasmo di tutti e sarà realizzato presso il CLUB ITACA NAPOLI. L’imputata a noi affidata collabora in modo favorevole al sociale, realizzando un importantissimo programma di cui al fine del periodo di Messa alla Prova e con esito positivo, rilasceremo anche un attestato: e questo per i ragazzi è un segnale molto, molto importante. Molti di loro, infatti, proprio a causa del disagio, hanno abbandonato gli studi. L’attestato è un primo passo: è il simbolo di una svolta. In sintesi, quello proposto dall’avv. Calvino è progetto importantissimo dove ci vede co protagonisti in processi di recupero: la persona che ha avuto problemi giudiziari e i ragazzi del Club. Come accennavo, l’empatia è fondamentale. Già in occasione della prima visita al Club si è creato un clima di armonia e di interesse con la persona coinvolta nella messa in prova. Questo è in linea con Progetto Itaca: l’importanza del ‘calarsi’ nel mondo di chi ha un disagio per poterlo comprendere e, nel contempo, suscitare interesse per possibili percorsi professionali quali l’arte culinaria, l’estetica, la natura. Si tratta di spunti che possono aprire le porte a chi vuole mettersi in gioco. Opportunita’ per valorizzare le proprie capacita’, e favorire processi di integrazione non solo sociale ma anche e nel modo del lavoro.
Dottoressa Mucci, quanti giovani partecipano al CLUB ITACA NAPOLI, e che tipo di attivita’ svolgono?
Mediamente abbiamo 50 adesioni, e 30 partecipanti circa al giorno. Questi ragazzi svolgono attivita’ nell’arco della giornata, di tipo ordinarie, come andare a fare la spesa, decidere cosa comprare, cucinare, che fanno parte della vita quotidiana. Poi svolgono attivita’ con la natura, ad esempio coltivare un piccolo orto. I nostri ragazzi partecipano a corsi di informatica su come imparare ad usare il computer, a scrivere un curriculum, corsi della lingua inglese, pittura, arte. Hanno partecipato anche ad un concorso di scrittura creativa, che si è tradotto in un bellissimo e book dal titolo “Racconti, Poesie e Arti Visive” realizzato collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale di Benevento e disponibile su Amazon. Di recente, sempre nella direzione dell’inserimento lavorativo a cui si ispira il progetto di messa in prova proposto dall’avv. Calvino, anche il Rotary Club Napoli Castel dell’Ovo, in collaborazione con numerosi club partenopei, ha messo a punto il progetto “A beautiful mind” a beneficio dell’Associazione e del Club Itaca Napoli. L’obiettivo è quello di promuovere una serie di iniziative volte a favorire l’inserimento lavorativo dei ragazzi, attraverso una formazione specifica per la preparazione all’ingresso nel mondo del lavoro e campagne di sensibilizzazione nei confronti del mondo professionale e imprenditoriale che molto raramente si rivolge ai disabili psichici, anche quando deve rispettare delle specifiche disposizioni normative.